Immigrazione: il Pdl cavalca la paura e semina intolleranza
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Intervista di Livia Turco al quotidiano “il Mattino”, all’indomani della dichiarazione dello stato di emergenza nazionale per l’immigrazione decretata dal Governo Berlusconi | |
di GINO CAVALLO - Roma (26 luglio 2008).«Queste cose accadono quando si prova a cavalcare la politica della paura. Poi finisce che ti si rivolta contro, che non riesci più a gestirla».Livia Turco, già ministro della Salute nel governo Prodi e membro della direzione nazionale del Pd, sintetizza così la confusa successione di precisazioni e polemiche determinata dall’annuncio del ricorso da parte del governo allo stato di emergenza su tutto il territorio nazionale per fronteggiare l’emergenza dell’immigrazione clandestina proveniente da Paesi extracomunitari. Intanto il ministro Maroni parla di prassi consolidata. «Bene ha fatto il presidente della Camera Fini a chiedere che il governo venga martedì in aula a chiarire i termini di questa emergenza. Mi limito ad annotare, a proposito di prassi, che sarebbe stata questa la procedura da adottare sin dall’inizio». Resta il fatto che per l’esecutivo l’emergenza esiste. «Vedremo. Intanto però sa qual’è l’emergenza vera? Quella degli ottocentomila extracomunitari che in Italia già lavorano, in molti casi come badanti. Un esercito di persone di cui nessuno sembra preoccuparsi». Problemi che l’esecutivo spiega di aver ereditato dal governo Prodi. «Ma quale eredità…La verità è che questo governo dovrebbe prendere atto del fallimento delle politiche che ha messo in atto in questo settore. E, soprattutto, il centrodestra dovrebbe finalmente convincersi di come la disperazione della gente che arriva da noi è più forte di qualsiasi pugno di ferro». Immagina una nuova sanatoria? «Mi limito ad osservare questo esercito di disperati che vivono nelle nostre case, che ci aiutano ad affrontare problemi familiari talvolta gravissimi. È a loro che penso, al fatto che si pensa piuttosto a criminizzarli». Cosa intende quando parla di politica della paura? «Allo stress continuo a cui la maggioranza sta sottoponendo questo Paese. Come in questo caso. Se è vero che i flussi in arrivo stanno crescendo, che c’è una crisi di gestione dei centri, insomma che c’è un problema di accoglienza, allora parliamo di questo e non di stato di emergenza. È ad approcci di questo tipo che penso quando parlo di una politica della paura che, tra l’altro, fa più male agli italiani che agli immigrati». Il Pd ha attaccato duro sulla riduzione dei fondi per la sicurezza. «Questa è un’ulteriore contraddizione con la quale il governo deve fare i conti. E pensare che il tema della sicurezza è stato cavalcato in maniera forsennata durante tutta la campagna elettorale. Sono queste le cose che rendono ancora più confusa e preoccupante la situazione che stiamo vivendo». Possibile che in Italia il tema dell’immigrazione non possa mai uscire dai confini dell’emergenza? «Sembra davvero una maledizione. E dire che ormai parliamo di qualcosa che è destinato a far parte della nostra storia quotidiana. E su cui finiamo per urlare, mentre sarebbe tempo di discutere, di ragionare». |
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Commento da fabri73rn
Data: 13 Settembre 2008, 14:28
La mia ragazza e’ di origine Peruviana, lavorando e pagando le tasse penso che sia giusto che possa anche votare, però vorrei fare presente il grosso problema del rilascio in tempi decenti del permesso di soggiorno.
La mia ragazza e’ entrata regolarmente in Italia dal dicembre del 2007 e sta ancora aspettando il permesso di soggiorno.
Quando l’ha richiesto gli hanno detto di presentarsi dopo quattro mesi.
Andata alla questura di Rimini, gli hanno detto che erano in ritardo, quindi di ripresentarsi, dopo due mesi.
Dopo due mesi gli hanno detto di tornare dopo un mese.
Oggi gli hanno detto di tornare fra quattro mesi.
Tutte le volte ha dovuto fare diverse ore di fila, o al freddo o sotto il sole cocente, visto che a Rimini, sarebbe pronta una nuova questura gia’ da alcuni anni ma per problemi, burocratici, molto probabilmente per problemi di ‘oleazione’, è tutto fermo.
La cosa assurda e’ che sue amiche extracomunitarie che avevano utilizzato per fare le pratiche degli avvocati, hanno ottenuto il permesso in pochissimo tempo.
In definitiva in nove mesi non sono riusciti a consegnare un documento identificativo, cosi’ quando andiamo in giro dobbiamo portarci la cartellina con tutte le pratiche burocratiche, visto di ingresso ecc
Bel esempio che diamo agli estracomunitari.