Spunti per una legge quadro sugli anziani non autosufficenti
Credo sia opportuno riassumere gli aspetti più salienti emersi nell’ambito dell’ultimo rapporto congiunto della Commissione Europea e del Consiglio UE sui temi della non autosufficienza . Il Rapporto ha evidenziato per tutti i paesi europei un quadro fatto di luci e di ombre .Tutti i sistemi analizzati presentano, infatti , criticità e soluzioni che, pur con tutte le differenze, ci fanno chiaramente comprendere la vastità e la portata che questo tema ha per il sistema sociale europeo nel suo complesso. Tutti i paesi europei fronteggiano una identica dinamica demografica che vede un aumento della popolazione anziana. Ad essa è connessa una crescente domanda di prestazioni e sostegni in considerazione della impossibilità di lasciare da sole le famiglie e le persone nel momento in cui esse sperimentano una condizione di maggiore fragilità. Pertanto in tutta Europa si è da tempo sviluppato un sistema vasto, differenziato e articolato fatto di iniziative e modelli di intervento che hanno come obiettivo quello di garantire cure e diritti esistenziali per le persone anziane. Questo processo integra e completa, ovunque in Europa ,sul piano della struttura degli interventi di presa in carico, il quadro degli interventi sulle disabilità.
In questa ultima edizione del rapporto congiunto ,L’Italia, al pari di altri grandi paesi dell’Unione viene considerata un paese sicuramente progredito e strutturato sul versante delle cure sanitarie ma ancora afflitto da problemi di scarsa omogeneità sul versante della presenza dei servizi e degli interventi sociali nei vari territori della penisola ,con standard disomogenei ,anche in relazione al tema della residenzialità. Inoltre viene sottolineata la mancanza di una politica nazionale coerente e sostenibile a fronte di risposte non coordinate e accessibili a livello territoriale. Sul piano finanziario viene peraltro sottolineato l’onerosità crescente della” indennità di accompagnamento” e la sua caratteristica neutralità alle condizioni reddituali dei percettori, nonché la non integrazione di questa misura con il sistema degli interventi di assistenza sociale. Come per altri paesi viene infine considerata preoccupante la condizione del mercato del lavoro delle “badanti” caratterizzato da livelli elevatissimi di lavoro nero.
L’Italia e il paese dell’Unione Europea -27 con la più alta percentuale di persone di 65 anni e più e 75 anni tra la popolazione. Ma vivere più a lungo in Italia non significa necessariamente vivere con una salute migliore; l’aspettativa di vita sana a 65 anni è di 9,5 in Italia, al di sotto del livello medio Ue 27 che è pari a 9,9 anni e inferiore alla maggior parte degli stati dell’Unione Europea ,Ue 15. Questi dati dimostrano che il problema degli anziani fragili in Italia è più pronunciato che in molti paesi europei.
Il PNRR contiene l’impegno del governo al varo di una riforma complessiva degli interventi per gli anziani non autosufficienti e quello relativo all’adozione di una legge quadro sulle persone disabili , di competenza del relativo dicastero. Questo gruppo di lavoro ha accettato di contribuire a questo processo e ha già iniziato il suo lavoro con la scrittura dei primi livelli essenziali sociali per le persone anziane non autosufficienti da inserire nella prossima legge di bilancio. Proprio alla luce degli elementi di scenario che ho voluto richiamare all’inizio di questa riunione mi sento di affermare come si sia trattato di un lavoro importante e approfondito, orientato nella giusta direzione. Un lavoro che ora vogliamo completare dando il nostro contributo alla scrittura della legge di riforma agli anziani non autosufficienti.
Durante il Covid-19 le fasce di popolazione che hanno sofferto di più sono stati gli anziani e i bambini. Il COVID-19 ha messo in evidenza una questione di fondo: la concezione della vita, delle stagioni della vita, del ciclo di vita che si è affermato nella nostra società, del consumismo, dell’individualismo, scandito dal tempo della fretta e della velocità ; dove il lavoro, più che nel passato, per alcune fasce di popolazione è diventato “tiranno” rispetto agli altri tempi della vita. Solo la stagione centrale della vita, quella produttiva quella del lavoro, ha una sua considerazione e rilevanza sociale e culturale. Le altre sono considerate appendici, soprattutto per quanto riguarda gli anziani. Bisogna capovolgere questa impostazione. La vita delle persone è un ciclo di vita scandito da diverse stagioni, ciascuna con una sua peculiarità, che deve essere vissuta con pienezza e pari dignità. Dunque una legge sugli anziani non autosufficienti deve avere come fondamento il riconoscimento del valore della stagione della vita anziana. Penso dunque sia giusto
affrontare la elaborazione della legge quadro, sulla base di un presupposto di fondo: non stiamo affrontando un’emergenza e non vogliamo affrontare il nostro lavoro senza considerare come sia importante avere un approccio politico volto a rendere” normalmente” più civile, più attiva e socialmente riconosciuta una importantissima stagione della vita. Una stagione preziosa per gli individui che la attraversano e per le loro famiglie. Non fosse altro che per l’importanza degli effetti, delle memorie, delle esperienze e delle differenze: l’età anziana è la stagione dei tesori e della vita che diventa storia. Una storia da condividere, ancora da conoscere meglio ,e ,soprattutto da vivere insieme
Per fare bene il nostro lavoro abbiamo bisogno di tornare a condividere un’idea della vita umana più completa, più duttile e articolata: un’idea che riconosce e valorizza ciascuna stagione della vita. Un’idea, questo è il punto , che riconosca le differenze e le rispetta, che protegge il diritto di ciascuno ad una vita dignitosa, intesa nel senso che abbiamo imparato da Amartya Sen” capacità di essere ,di esprimersi e di fare “e che afferma l’essenzialità e la indissociabilità del diritto alla cura e alle relazioni umane.
La presa in carico degli , anziani il riconoscimento della loro dignità deve appartenere a quella svolta culturale che costruisca una rivoluzione antropologica capace di riconoscere la “fragilità” umana, le connessioni che ci legano gli uni agli altri, che legano une alle altre le persone e le stagioni della vita.
Fare una buona legge per gli anziani non autosufficienti significa contribuire a costruire questo” nuovo umanesimo” per fare in modo che le interconnessioni che esistono tra le persone siano tradotte in solidarietà e perché venga finalmente riconosciuto il valore della cura della vita e del lavoro di cura delle persone.
Conosciamo i numeri e le tendenze e condividiamo l’urgenza di migliorare integrare il nostro sistema socio sanitario e socioassistenziale. Ma per fare bene il nostro lavoro dobbiamo partire dal fatto che la stagione anziana non può ridursi ad una categoria di problemi o di afflizioni: sarebbe un errore gravissimo sul piano culturale, sociale politico, ed economico.
Le persone anziane sono cerniere fondamentali della nostra cultura e della organizzazione sociale dei nostri territori .Una legge che si occupa di loro deve riconoscere e valorizzare le migliori esperienze” dell’attivismo solidale” delle persone anziane e di quello intergenerazionale. Intendo dire che queste esperienze dovranno poter essere considerate patrimonio collettivo di un territorio riconoscendo loro una speciale capacita di svolgimento e gestione di funzioni essenziali per la coesione e l’integrazione della vita delle persone.
Questo significa che la riforma del non della non autosufficienza si fonda su un principio secondo il quale quella anziana è una stagione” attiva” socialmente, economicamente e culturalmente. Sappiamo poi benissimo che molte persone nel corso di questa stagione si ammalano e che spesso diventano dipendenti dall’assistenza e dall’aiuto degli altri. È sempre stato così fin dagli albori della storia umana e anche se la ricerca medica è in grado di sorprenderci sempre con i suoi progressi i suoi risultati dobbiamo accettare la realtà e fronteggiarla al meglio delle nostre capacità. Ed è proprio nel momento in cui la persona anziana tra le sue condizioni fisiche e mentali diviene persona disabile che appare della massima importanza poter disporre di un unico sistema integrato che sia capace di garantire a tutte le persone non autosufficienti disabili e anziane disabili, le più accessibili e idonei forme per la valutazione e la presa in carico con una innovativa capacità di valorizzazione del contesto di vita domiciliare e la promozione degli interventi necessari a scongiurare la rischio di isolamento e confinamento ,nel rispetto delle differenze che ciascuna situazione presenta. La conoscenza enormemente accresciuta delle patologie connessa all’età anziana ci permette del resto di selezionare meglio le tipologie di intervento che dovranno essere previsti.
Una particolare attenzione dovrà essere riservata ai temi della residenzialità degli anziani e ai profili qualitativi specifici che dovranno caratterizzare l’offerta di servizi capace di offrire una varietà di soluzioni socialmente innovative in relazione ai diversi gradi e livelli di autonomia della persona. Da questo punto di
vista un sistema pensato per affrontare in modo innovativo il tema dell’invecchiamento della popolazione da un lato contribuirà al potenziamento del sistema degli interventi per le disabilità e dall’altro si potrà avvalere di tutte quelle buone prassi e di quelle competenze che il mondo della disabilità ha sviluppato nel corso degli anni proprio nello sviluppo di interventi domiciliari e nel coinvolgimento attivo di quella rete associativa e di prossimità indispensabile al sostegno attivo delle persone e delle famiglie. Il tema della residenzialità deve collocarsi comunque all’interno di un progetto di rigenerazione urbana, di rigenerazione del contesto sociale, di rigenerazione delle relazioni umane, di costruzione della comunità e della prossimità. Crediamo infatti in un concetto di sostenibilità ampio e inclusivo e riteniamo che la cura dei problemi che spesso affliggono la vita degli anziani e delle loro famiglie includa tutte quelle misure che contrastano l’esclusione sociale e promuovono le pari opportunità, presupponga la conoscenza e la pratica di stili di vita corretti, veda la presenza diffusa ed omogenea di servizi medici che promuovono attivamente la prevenzione delle malattie, comprenda servizi sociali e culturali adeguati e la possibilità di disporre di contesti abitativi intelligenti, dignitosi, rispettosi delle esigenze della persona e delle loro diverse stagioni di vita.
Occorrerà affrontare il tema della sostenibilità finanziaria di tutto il sistema. Con realismo e lungimiranza si dovranno riprendere le fila delle varie opzioni percorribili e valutarne gli impatti sociali politici ed economici per arrivare alla formulazione di una proposta solida e sostenibile.
Vivere pienamente e attivamente, essere ben curati, non restare a casa soli, a casa sì ma non confinati case diverse e informazioni diversi collocate in territori accoglienti sono gli ambiziosi obiettivi che dovranno essere trattati nella nuova legge e che il PNRR può contribuire a realizzare.
Una particolare attenzione dovremo dedicare al grande tema delle demenze dell’Alzheimer rispetto al quale molte associazioni ci hanno fatto pervenire una petizione contenente proposte molto concrete.
Quale può essere dunque l’articolazione della legge quali gli ambiti fondamentali che dovranno essere affrontati nell’ambito della legge che stante al l’indicazione contenuta nel PNRR dovrebbe trattarsi di una legge delega?
Provo ad indicarli :
1 articolo: il valore della vita anziana, i diritti e i doveri delle persone anziane, i doveri della società per la promozione della loro dignità ed inclusione sociale.
2 articolo : la definizione della condizione di non autosufficienza .Secondo l’OMS, nel documento noto come ICF, la non autosufficienza è definita in termini di “funzionamenti”, termine ombrello che comprende tre domini : le strutture e funzioni corporee della persona; le attività che la persona è in grado di sviluppare; il modo con cui la persona partecipa al contesto in cui vive.
Dunque, anatomia del corpo umano, esecuzione dei compiti della vita quotidiana, capacità di interazione con l’ ambiente in cui la persona vive. Sulla base di questa visione della persona in termini di funzionamenti, la non autosufficienza nomina: le menomazioni, le limitazioni e le restrizioni che una persona vive. L’’approccio proposto è l’approccio biopsicosociale in base al quale la persona non può essere divisa tra parti del corpo e la sua anima ,ma la persona è la sua totalità, il suo insieme di vita.
La presa in carico della non autosufficienza deve fare proprio quel motto : “per un tempo di vita che duri tutta la vita”. Dunque un tempo di vita pieno anche quando esistono le condizioni di menomazioni limitazioni e restrizioni. È importante condividere con nettezza questo approccio e trarne tutte le conseguenze sul piano delle politiche
3 Articolo : definizione dei livelli essenziali di assistenza, cosa intendiamo per livelli essenziali di assistenza. Io credo, come peraltro è diffuso nella letteratura e in molte legislazioni, che il livello essenziale di
assistenza debba essere la creazione dei contesti e delle opportunità che consentano a ciascuna persona di esplicare ” le sue capacità di essere, di esprimersi e di fare”. Indica i diritti universali ed esigibili.
Gli ambiti in cui collocare la nostra proposta , da tradurre in termini di politiche:
1)La vita attiva degli anziani :una risorsa fondamentale per la nostra società ;
2) La prevenzione delle malattie e il contrasto all’ isolamento;
3) Le nuove forme della vita insieme, nuovi modelli per la semi autonomia;
4) Un servizio “amico di famiglia”: l’accessibilità e l’integrazione dei servizi, la complementarietà delle prestazioni della sanità e del welfare italiano;
5) La sfida della nuova domiciliarità, per superare confinamenti e solitudini nuovi modelli ,per le cure domiciliari e nuovi modelli di domiciliarità sostenibile per tutte le persone autosufficienti e per gli anziani non autosufficienti. Non si tratta solo di ampliare gli attuali interventi sanitari o di ampliare gli attuali interventi sociali. Si tratta di mettere al centro la complessità della vita della persona, definire un progetto integrato adeguato al suo bisogno, mettere in rete, fare interagire gli interventi necessari. Sapendo che una delle grandi questioni che vivono le persone non autosufficienti è quella delle relazioni umane , del superamento della solitudine, della vicinanza. Questo deve essere un ingrediente fondamentale della domiciliarità ,un suo requisito cruciale, un suo criterio di valutazione fondamentale;
6) Riqualificare il lavoro di cura degli assistenti familiari e riconoscere la figura del caregiver;
7) La riqualificazione delle RSA;
8) Gli assetti istituzionali e la governance con particolare riferimento al rapporto Stato, Regioni ,Comuni.;
9) La costruzione della prossimità e la valorizzazione delle reti di presa in carico delle persone. Considerate parte integrante della promozione del benessere delle persone ma anche portatrici di competenze che devono essere ascoltate per la definizione delle politiche;
10) Gli strumenti e le modalità per attuare la legge prevedendo anche norme per il monitoraggio e la valutazione degli esiti;
11) Le modalità di finanziamento del sistema.
In questo contesto, in particolare in riferimento ai punti 4 e 5 ,dovrà essere ricompreso tutto il contenuto dei LEPS elaborati da questo gruppo di lavoro e contenuti nel documento consegnato al Ministro nel mese di luglio 2021.
Livia Turco
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