Voto “No” per salvare la democrazia
Ci sono dei momenti in cui bisogna dire basta! E questo è il momento di dire basta all’impoverimento della democrazia parlamentare, allo svuotamento del senso e della efficacia della rappresentanza democratica, alla retorica che da anni riduce le istituzioni fondamentali della nostra democrazia a casta, a costo, che racconta ai cittadini quanto il Parlamento sia brutto, sporco e corrotto.
Questo ha creato un sentimento di distacco dalla politica che non va a vantaggio dei cittadini ma dei poteri forti, delle oligarchie, delle segreterie dei partiti. La retorica del taglio alle poltrone, della democrazia diretta contrapposta alla democrazia rappresentativa, la riduzione del Parlamento a puro costo ha colpito non solo il prestigio del Parlamento ma ha ingannato i cittadini.
Perché, facendo una critica massimalista e generalizzata, il famoso “sono tutti uguali” ha nascosto e protetto di fatto i veri fannulloni, i corrotti, quelli che non conoscono e non applicano l’articolo 54 della Costituzione per cui nelle istituzioni si sta con “disciplina ed onore”.
La ragione per cui oggi dico No alla riduzione del numero dei parlamentari per dire basta a questa cultura che ha immiserito il linguaggio, la pratica politica e la funzione della rappresentanza parlamentare, è anche in relazione al momento storico che stiamo vivendo ed ai compiti che abbiamo di fronte. Altro che tattica politica, far cadere il governo, far saltare l’alleanza con i 5 Stelle!
Difendo il governo e sono a favore di una alleanza con i 5 Stelle, sostengo il segretario del mio partito Nicola Zingaretti. Il punto è con quale progetto e cultura politica si costruisce questa alleanza. Il punto è l’identità e la cultura politica della sinistra. Il dramma del Coronavirus dovrebbe dotarci di uno sguardo più acuto e profondo, farci vedere la nostra democrazia malata e definire il punto di vista ed il progetto necessario per rigenerarlo.
Io credo che questo punto di vista sia quello della Democrazia del Bene Comune. Da qui, dall’idea della democrazia che promuove il Bene Comune bisogna ripartire per realizzare le riforme, costruire un etica pubblica, promuovere una partecipazione popolare. Per realizzare la democrazia come governo attraverso la discussione.
Sono necessarie le riforme tentate molte volte nel corso della storia della nostra Repubblica per rendere il Parlamento il luogo centrale del dibattito politico come prevede la nostra Costituzione; renderlo efficiente anche riducendo i tempi della decisione politica; garantire governabilità, trasparenza ed onestà all’azione del governo medesimo. La democrazia del Bene Comune ha bisogno di rigenerare la sua rappresentanza e di costruire un rapporto con le persone, con i corpi intermedi, che sia di reale confronto, di ascolto, di presa in carico dei problemi.
Questo secondo me è il punto più critico e più difficile da realizzare. Perché il populismo ha dissolto il popolo, lo ha ridotto a ricevitore passivo di messaggi, a pulsioni da solleticare, a numeri da interpellare nelle piattaforme online. Il popolo si costruisce invece attraverso l’indicazione e la elaborazione condivisa di un progetto di società, la costruzione di relazioni umane e sociali, la presa in carico e la condivisone dei problemi, la promozione della cittadinanza attiva, la valorizzazione delle competenze, l’aiuto a chi è in difficoltà affinché diventi protagonista della vita sociale e politica.
Troppo spesso dimentichiamo il nesso che esiste tra la condizione sociale e la partecipazione politica, troppo spesso dimentichiamo l’articolo 3, secondo comma, della nostra Costituzione. “È compito della Repubblica rimuovere gli ostacoli di ordine economico e sociale che, limitando di fatto la libertà e l’uguaglianza dei cittadini, impediscono il pieno sviluppo della persona umana e l’effettiva partecipazione di tutti i lavoratori all’organizzazione politica, economica e sociale del Paese”.
Troppe volte abbiamo dimenticato e rinunciato alla pratica della democrazia inclusiva che è la vera anima della democrazia medesima. Ci siamo per esempio dimenticati dell’accrescersi dell’astensionismo che segnala un distacco tra i cittadini e le istituzioni pubbliche. La rinascita della democrazia e della rappresentanza parlamentare deve partire dalla ricostruzione di una vera politica popolare, in cui le persone si sentano comunità, siano coinvolte nel dibattito pubblico, siano ascoltate, siano prese in carico nelle loro ferite, fatiche e difficoltà, siano chiamate a partecipare alle decisioni politiche.
La democrazia del Bene Comune ha dunque bisogno di un Parlamento che sia il vero luogo del dibattito pubblico, e delle decisioni, che eserciti un controllo sull’operato del governo, sia efficiente e rappresentativo. Monocameralismo, Senato delle Regioni, sfiducia costruttiva, tempi certi per la decisione politica: sono le riforme necessarie. Ha bisogno che si rigeneri la funzione della rappresentanza istituzionale e politica. La rappresentanza non ha solo aspetti pocedurali e non è fatta solo di numeri. La rappresentanza deve essere vera espressione della volontà popolare.
Dunque è importante il modo con cui si forma la volontà popolare e di traduce in volontà politica. Per questo c’è bisogno di costruire legame sociale e comunità, partecipazione attiva dei cittadini. C’è bisogno che si ricostruiscano grandi partiti popolari con una trasparente vita democratica al loro interno e la partecipazione attiva dei cittadini in applicazione dell’articolo 49 della Costituzione: “Tutti i cittadini hanno diritto ad associarsi liberamente in partiti per concorrere con metodo democratico a determinare la politica nazionale”.
Manca una legge sui partiti che definisca le regole della vita democratica e le forme della partecipazione al loro interno e che devono essere uniformi.Solo una relazione tra rappresentanti delle istituzioni e cittadini, solo la partecipazione attiva delle persone e delle varie organizzazioni civiche e sociali, solo la presenza di partiti politici attivi ed organizzati secondo trasparenti regole democratiche possono fare del Parlamento luogo centrale del dibattito pubblico, della rappresentanza del paese e della decisone politica. Ed è quello che oggi manca. È da qui che bisogna partire per costruire un vero processo riformatore.
Livia Turco
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