Le giovani compagne
Era il maggio del 1974. In piazza San Carlo a Torino si teneva la chiusura della campagna elettale del referendum sulla legge sul divorzio con il comizio di Nilde Iotti. Segretario del PCI torinese era Iginio Ariemma, un comunista speciale, dirigente politico ed intellettuale che ci ha lasciato pochi mesi fa dopo una dura malattia consegnandoci un suo ultimo bellissimo libro “ Perché sono stato Comunista”. E’ stata quella la prima occasione in cui ho ascoltato e visto ,seppur da lontano, Nilde Iotti.
Avevo 19 anni, da un anno vivevo a Torino, Borgo San Paolo, dopo aver lascato il mio paese Morozzo in provincia di Cuneo in cui la parola comunista o era sconosciuta o era un infamia. Ero stata conquistata dalla proposta del Compromesso Storico di Enrico Berlinguer e dal suo carisma. La molla era la giustizia sociale che avevo imparato dallo splendido esempio di vita di mio padre operaio e dalla lettura dei Vangeli nella parrocchia del mio paese. Quella campagna elettorale fu la scoperta della militanza politica e della passione politica. Segretario della Federazione Giovanile Comunista era Piero Fassino. Indimenticabile quel casa per casa, mercati, scuole, fabbriche, parchi la domenica, anche le chiese ed i comizi in tutte le strade del Borgo con un megafono che a volte aveva una voce gracchiante ! Piero ci invogliava, ci faceva trottare!
Quella sera eravamo stanchi ma molto effervescenti, soprattutto noi giovani eravamo convinti che avremmo vinto perché avevamo sentito una sintonia tra il nostro modo di parlare di famiglia basata sui sentimenti, sulla pari dignità tra donne e uomini, sulla priorità che avevano temi come il lavoro, il salario, i servizi sociali, la sanità pubblica. Andai a quel comizio con una particolare curiosità perché sapevo che Nilde Iotti era una donna molto importante. Avevo letto i suoi articoli su Rinascita, su Donne e Politica riviste preziose del PCI. Anche se non potevamo votare perché il voto a diciotto anni fu una conquista successiva. Quella sera rimasi avvolta dall’eloquio semplice, autorevole, pieno di forza di quella donna bella ed elegante che parlava di nuova famiglia basata sui sentimenti , dei problemi delle famiglie italiane, che si rivolgeva alle donne perché fossero protagoniste di un cambiamento della loro vita, della società, che si rivolgeva alla coscienza cattolica ricordando che noi comunisti volevamo una unità famigliare vera perché basata sulla forza degli affetti e dei sentimenti. Quella sera imparai anche che i comizi del PCI in Piazza San Carlo erano un evento speciale: prima la gara tra le sezioni su chi portava più persone, poi il piacere di incontrarsi, baci ed abbracci, poi l’ascolto in rigoroso silenzio di quella che era per noi militanti una vera lezione , il discorso del dirigente, gli scroscianti applausi e poi il commento in piazza e successivamente nelle riunioni della sezione del discorso medesimo.
Nilde Iotti mi conquistò. La seguivo nei suoi discorsi e nei suoi scritti. Quando la vedevo alle tribune dei congressi del partito mi colpiva un particolare . In quei luoghi severi, con poche donne al palco lei, durante la discussione sempre profonda ed infervorata, tirava fuori dal suo borsello lo specchio ed il rossetto che si passava sulle labbra con grande tranquillità ed eleganza. Si, rimanevo colpita da questo gesto che mi appariva molto trasgressivo! Quando fu eletta Presidente della Camera il 20 giugno del 1979 fummo molto orgogliose e felici. Una donna, la nostra Nilde, un’altra personalità del PCI dopo Pietro Ingrao. Non erano anni facili per noi giovani comunisti. La scoperta drammatica del terrorismo rosso, il dovere di difendere lo Stato che noi volevamo anche profondamente cambiare, il sostegno al Governo Andreotti dopo il tragico assassinio di Aldo Moro. Ci volle il carisma di Berlinguer e di Massimo D’Alema per farcelo accettare ma furono soprattutto le grandi conquiste di quell’indimenticabile 1978- legge sul lavoro per i giovani, riforma Basaglia, legge 194, legge 833 sul sistema sanitario- il frutto di battaglie sociali che venivano da lontano ma che trovarono il loro suggello nel momento del dramma, della unità parlamentare e del dialogo sociale.
Nilde , Presidente della Camera che veniva dalla Assemblea Costituente, varò in quei durissimi anni importanti riforme dei Regolamenti parlamentari per rendere più efficace l’azione del Parlamento. La incontrai personalmente parecchi anni dopo, in quel doloroso 1984 , l’anno della morte di Adriana Seroni, grande dirigente politica, di Enrico Berlinguer e di una carissima compagna, che aveva la nostra età, Giusi del Mugnaio. Era la Festa Nazionale delle donne comuniste che organizzammo a Torino insieme a Lalla Trupia, Grazia Labate, la Sezione Femminile nazionale e tutta la mia bella squadra torinese. Una festa bella, colorata, piena di iniziative culturali nuove. L’avevamo costruita con cura per allontanare da noi quel profondo senso di tristezza ed anche di smarrimento, perché sapevamo che le donne nella società erano forti, c’era un onda lunga del femminismo che aveva coinvolto tutte, le operaie della Fiat, le donne cattoliche, le intellettuali. Vennero in tanti: Alessandro Natta, Giorgio Napolitano. Massimo D’Alema, ovviamente Piero Fassino.
E venne lei Nilde, allora Presidente della Camera, venne per ricordare la figura di Adriana Seroni. Fu prima di tutto un incontro umano bello. Voleva farci sentire la sua vicinanza, ci ascoltava con curiosità , ci incoraggiò ad essere forti e determinate nelle nostre battaglie. Mi resta nel cuore quel sentimento di vicinanza e di incoraggiamento. Smisi di vederla come la dirigente autorevole ma fredda e lontana. Quando fui chiamata da Lalla Trupia a far parte della Sezione Femminile Nazionale del PCI e poi quando divenni responsabile nazionale delle donne comuniste la cercavo sempre per confrontarmi con lei perché avevo colto che lei investiva su di noi, su quelle che lei chiamava le “giovani compagne”.
Nella discussione politica interna non sempre mi ritrovavo con le sue posizioni. Io sono sempre stata convintamente vicina alle posizioni di Enrico Berlinguer anche nella sua ultima fase quando parlava di Alternativa Democratica, di centralità della questione morale e quella sua proposta, quel suo investire sui movimenti, sui nuovi soggetti politici come le donne, l’ambientalismo, il pacifismo non erano condivisi da tutto il partito, anzi erano motivo di discussione. Anche Nilde non era molto d’accordo. Quando Achille Occhetto propose la Svolta della Bolognina nel 1989 per il superamento del PCI , mi furono di aiuto per districarmi nei miei contradditori pensieri e sentimenti l’intervento di Nilde ed anche di Giglia Tedesco svolti nel Comitato Centrale a favore di quella svolta con argomenti che parlavano della necessità di un nuovo pensiero e di essere coerentemente parte della famiglia del socialismo europeo.
Con le “giovani compagne” tante, che non posso nominare tutte, decidemmo un’ azione di forte innovazione del partito , della sua cultura politica, partendo dalla convinzione che ci fosse una forza sociale, culturale delle donne che doveva diventare forza politica, e per questo doveva esprimersi con una forte autonomia ed un forte gioco di squadra. Quella che chiamavamo la trasversalità femminile: insieme donne dei partiti, il femminismo, i sindacati, le associazioni. ” Dalle donne la forza delle donne” era la parola d’ordine della Carta delle Donne Comuniste nata in particolare dal dialogo con il femminismo della differenza sessuale. Eravamo nel 1986. Nilde mi sostenne nella riunione della autorevolissima Direzione del PCI dove le donne erano 4. Ci sostenne in tutte le nostre battaglie : contro la violenza sessuale, per il riequilibrio della rappresentanza, quando nel 1987 raggiungemmo il 30% di donne elette alla Camera.
Da Presidente della Camera ruppe il protocollo e volle essere la prima firmataria della proposta di legge d’iniziativa popolare che avevamo elaborato noi donne comuniste “ Le donne cambiano i tempi” che prevedeva congedi parentali, riduzione dell’orario di lavoro, riorganizzazione dei tempi delle città. Partecipò alla manifestazione di lancio della proposta di legge che tenemmo in piazza del Pantheon a Roma il 9 aprile 1990 facendo un discorso che dimostrava ancora una volta quanto fosse vicina e condividesse la vita quotidiana delle donne ed avesse capito la sfida culturale e di trasformazione sociale che quella proposta conteneva. Diventata poi legge nel 2000(Legge 53 dell’8 marzo del 2000)con i Governi dell’Ulivo. Nel corso degli anni ho portato nel cuore come un dono prezioso lo sguardo materno e complice che Nilde Iotti mi ha trasmesso durante passaggi politici cruciali dandomi sostegno e coraggio. Quando ero Ministra della Solidarietà Sociale dei governi dell’Ulivo, appena entravo nell’Aula di Montecitorio avevo bisogno di incontrare quello sguardo e lo trovavo ancora più intenso e luminoso degli anni precedenti, seppure stanchi e sofferenti, perché nei suoi occhi brillava l’orgoglio della prima volta della sua sinistra al Governo del paese. Quanta energia mi trasmetteva lo sguardo di Nilde.
Livia Turco
Scrivi un commento
Dovete essere connessi per poter inserire un commento.