Verona, il dovere di esserci, per dire NO
Vogliono riportarci al Codice Maritale del 1942! Dimenticare la Costituzione che mette al centro la dignità della persona ed il riconoscimento dei diritti della famiglia quale società naturale basata sulla eguaglianza morale e giuridica dei coniugi!
Quando propongono che le donne devono solo fare le madri in nome della differente natura femminile calpestano la libertà femminile, sviliscono la maternità che è bella se e perché è scelta, la rinchiudono nel recinto della dimensione privata “altra” rispetto alla dimensione pubblica e della cittadinanza dimostrandosi ciechi rispetto al fatto che la speciale relazione umana della maternità espande in tutta la società il valore della cura delle persone, impediscono agli uomini di scoprire la bellezza della paternità e della relazione di cura.
Quando propongono come unica famiglia quella basata sul matrimonio, quando calpestano le altre forme di famiglia, quando negano i diritti delle persone omosessuali , quando seminano odio nei confronti dei migranti cancellano la nostra Costituzione che ha il suo valore fondamentale nella dignità della persona .La persona è corpo, mente, relazioni umane, riconoscimento dell’altro. Per costruire l’inderogabile valore della solidarietà e della uguaglianza di fatto.
Calpestano settanta anni di faticose battaglie che in applicazione dei valori costituzionali , hanno conquistato leggi fondamentali come il Diritto di famiglia, il divorzio, la tutela sociale della maternità, l’adozione del bambino/a come relazione genitoriale, le politiche dei tempi di vita e di lavoro, la legge quadro sui servizi sociali, le leggi per i diritti dell’infanzia e per la presa in carico delle diverse abilità.
Calpestano soprattutto ciò che nella vita di tutti i giorni, donne e uomini vivono .
Calpestano la loro fatica di costruire famiglie come comunità di affetti, comunità educative, comunità aperte, plurali.
Nascondono quelli che sono i problemi reali delle famiglie.
Il lavoro che manca.
La fatica del lavoro di cura ancora troppo sulle spalle delle donne. In questi anni di crisi economica e sociale durissima le famiglie hanno potuto contare su una straordinaria catena della solidarietà femminile che ha unito le generazioni: mamme che aiutano le figlie e le nipoti, mamme prendono in carico le loro mamma anziane, le loro nonne. Senza questo anello forte della solidarietà femminile nella cura delle persone che ha tappato i buchi del nostro welfare la vita sarebbe stata più dura, le solitudini più dolorose, le fragilità abbandonate a se stesse, le diseguaglianze ancora più acute.
I nostri figli, che non possono avere i figli che desiderano perché impediti dalle loro condizioni sociali, privati della possibilità del sogno e della speranza.
Amare le famiglie significa finalmente mettere al centro dell’agenda politica ciò che ora non c’è : la buona e piena occupazione femminile, i servizi per l’infanzia, assegni per i figli, congedi parentali , politiche dei tempi di vita e di lavoro che consentano di dedicare la cura ai figli e di vivere il tempo per se’. Prendere in carico le persone anziane fragili con un programma per le persone non autosufficienti, valorizzare le competenze delle persone diversamente abili. Costruire convivenza tra italiani e nuovi italiani. Proporre come punto qualificante del progetto europeo la cittadinanza civile Europea, pari diritti e doveri tra europei e cittadini migranti lungo-residenti compreso il diritto di voto locale.
Amare la famiglia significa liberarla dal permanere di forme di patriarcato come la trasmissione del cognome ai figli/e.
La sfida è culturale ed etica e riguarda la questione di fondo: la libertà femminile .Come dimostra la drastica riduzione del ricorso all’aborto nel nostro Paese essa è un inedito principio etico di esercizio della responsabilità. Che ha costruito una nuova dimensione ed esperienza della maternità. Ha cambiato le relazioni tra donne e uomini. Ha consentito alle donne di essere forti e consapevoli anche nelle avversità e nelle durezze della vita.
Essa è stata deturpata da quei messaggi culturali e quelle pratiche che hanno banalizzato la libertà sessuale, mercificato il corpo delle donne e degli uomini, esaltato il fare da sé calpestando il valore della solidarietà, avvallato la diffusione di forme di sfruttamento delle donne più povere del mondo con la pratica dell’utero in affitto.
La libertà femminile è in campo e sta cambiando il mondo. La sfida di questo tempo è che torni ad essere in modo consapevole un soggettività politica che propone un progetto di cambiamento della società. Torni ad essere come lo è stata in altre stagioni soggetto fondativo della trasformazione sociale. Per costruire una società umana a misura di donne e uomini , capace di obbligare gli uomini a camminare insieme, a costruire nuove relazioni di amicizia ed una nuova grammatica dei sentimenti.
Livia Turco
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