Rinascere a sinistra con la rinascita dell’Europa
È la sfida che dobbiamo tentare e vincere nei prossimi mesi. C’è un nesso tra la rinascita della sinistra ed il rinnovamento dell’Europa. Perché la sfida ardua riguarda il progetto di società , la qualità della vita e delle relazioni umane, la qualità della democrazia. La sfida è tra una Società Umana aperta, comunitaria che promuova per tutti e non solo i benestanti il diritto alla mobilità delle persone, in cui ciascuna persona possa vivere con pienezza tutti i tempi della vita a partire dalla dignità del lavoro, ed una Società del Guscio, comunità chiuse ed in contrapposizione le une alle altre; comunità in cui paradossalmente ritrovano una identità e convivono sia la persona fragile che ha paura e vede nell’altro diverso da sé il nemico che gli sottrae risorse e spazi di vita e la persona benestante ed egoista che vuole tenere per sè il suo benessere.
Per costruire la Società Umana bisogna riscoprire i valori dell’umanesimo che ha attraversato e formato la civiltà europea ed i valori costitutivi dell’Unione Europe, la pace ,la cooperazione tra i popoli , istituzioni autenticamente democratiche e partecipate, un sistema di protezione sociale che pur nei differenti modelli ha garantito i fondamentai diritti umani e sociali. Ricordo il valore della Carta Europea dei Diritti Umani Fondamentali che nelle sue 5 parole chiave: dignità, libertà, uguaglianza, solidarietà, cittadinanza racchiude un modello sociale tra le più avanzati del mondo. Bisogna rimettere al centro dell’agenda politica, del pensiero, della pratica sociale l’eguaglianza e la giustizia sociale, la democrazia inclusiva come prevista dall’articolo 3 della nostra Costituzione che parla di “Uguaglianza di fatto”(su proposta delle Madri Costituenti). In questa scelta non vi è nulla di antico , nulla di nostalgico, non c’è uno sguardo rivolto al passato. Al contrario c’è la ragione profonda della sinistra, la causa della sconfitta squadernata difronte a noi . C’è la strategia per costruire l’alternativa sociale, culturale e politica al prevalere dell’egoismo, del rancore, della discriminazione attivate da questo governo. C’è l’alternativa che bisogna costruire per ritessere un legame umano e sociale con tante persone, ceti sociali del nostro paese e per realizzare la ragione costitutiva della sinistra.
Senza uguaglianza e giustizia sociale la sinistra non svolge il suo compito, non ha ragion d’essere. La questione è semplice ed è essenziale però l’abbiamo smarrito sia sul piano culturale che su quello delle politiche .Lo ha ben argomentato Massimo D’Alema in un importante articolo su questo giornale il 20 ottobre scorso. La lotta contro le diseguaglianze è oggi più difficile non solo perché diseguaglianze ed ingiustizie sono aumentate ma perché hanno assunto volti nuovi, investono sfere nuove e non solo quelle del reddito e delle condizioni di vita. Povertà delle relazioni umane, povertà educativa, povertà nella mobilità da un luogo all’altro, tirannia del tempo di lavoro sugli altri tempi della vita .Diseguaglianze tra i generi, tra nativi e migranti, tra le generazioni.
La Società Umana deve puntare su uno sviluppo sostenibile ,sulla tolleranza zero contro la povertà, sul rilancio dei beni comuni come la salute , l’istruzione, l’ambiente, le politiche sociali intesi come motore dello sviluppo e fattori di crescita e di occupazione. Valorizzare i territori, salvaguardare le identità culturali locali .Costruire un welfare Generativo che guarda alle generazioni future e lascia loro beni comuni durevoli. Un Welfare Europeo che promuova il diritto alla mobilità delle persone ad esempio attraverso un reddito d’inserimento contro la povertà a livello Europeo, incentivando e rendendo accessibili esperienze formative come gli Erasmus e l’esperienza volontariato europeo. Che abbia il coraggio lanciare la proposta della Cittadinanza civile Europea, il diritto di voto locale a livello locale per gli immigrati lungo residenti connessa ad un forte politica di integrazione basata sui diritti-doveri per promuovere la responsabilità dei nuovi europei alla vita della Polis. C’è infatti una questione ineludibile per la rinascita della sinistra e per una nuova Europa: costruire l’Italia e l’Europa della Convivenza. La paura contro gli immigrati non si combatte solo attraverso il contenimento degli arrivi ma attraverso una politica che renda praticabile e conveniente l’ingresso regolare per lavoro e che affronti sui territori ed attraverso un dibattito pubblico il tema : “ Come stiamo insieme italiani, europei ed immigrati”? Non possiamo più continuare a rimuovere il tema di quale modello di convivenza ed attivare politiche pubbliche adeguate per realizzarla.
Si discute sulla subalternità della sinistra degli anni novanta ai processi di globalizzazione, convinta che essi avrebbero allargato a tutti prosperità e benessere, avrebbe visto solo la positività dei processi di globalizzazione, si sarebbe attestata su una politica redistributiva nell’ottica non dell’uguaglianza ma delle pari opportunità , non sarebbe riuscita a creare l’integrazione politica a livello europeo creando nuove istituzioni europee. Obiettivo che si era prefissata ed ha perseguito. Sarà la storia, scrive D’Alema a dire quanto quella sinistra liberale , nella concretezza storica del nostro paese sia stata subalterna o non abbia contribuito in determinati frangenti a salvare il nostro Paese dal collasso economico e democratico. Quello che io non affido al giudizio della storia ma considero elemento di battaglia politica è la rivendicazione degli aspetti sociali e di sinistra contenuti in molte politiche di quegli anni a partire da quelle sull’immigrazione, sul welfare e sulla salute . Come ritengo foriera di gravi danni sul piano del pensiero e della coscienza collettiva aver fatto nostra, tra le fila della sinistra e del PD, la retorica dei “Vent’anni” come se nel ventennio che ci lasciamo alle spalle non ci fosse stata una forte battaglia politica e culturale tra politiche di centrodestra e politiche di centrosinistra.
Questa retorica dei vent’anni tutti uguali ha contribuito ad alimentare l’antipolitica ed il populismo .Il ripensamento doveroso della cultura politica degli anni novanta coincidenti con l’affermarsi dei processi di globalizzazione e del neoliberismo deve concentrarsi anche su un aspetto finora taciuto ma che considero cruciale .La deriva individualista che tante volte ha prevalso nella sinistra. Condotta in nome della libertà personale e dei diritti individuali .Della politica delle identità con le loro differenze .Di cui parla in modo efficace Mark Lilla nel suo “L’identità non è di sinistra”. Che ha smarrito la sostanza della dignità personale che è la relazione con l’altro. La sua apertura all’altro, la sua dipendenza dall’altro e dunque la qualità dei legami umani e comunitari. Come pensiamo di poter costruire uguaglianza e giustizia sociale senza costruire legami umani e comunità? Come pensiamo di poterlo fare se nella nostra testa ,nel nostro cuore, nella nostra visione della vita campeggia un io solitario, chiuso nel suo bozzolo, che pensa di poter fare da se’ perché fare da sè significa essere padroni della propria vita e della propria libertà? Dimenticando che la a vera libertà è l’esercizio della responsabilità, il riconoscimento deli limite e del legame di interdipendenza che ci lega gli un agli altri. E’ questa deriva individualista, questa perdita del personalismo e del progetto dell’uomo onnilaterale, è questa visione antropologica che comporta un impoverimento dell’esperienza umana che va invertita, per riscoprire la complessità della persona, e della vita. Per porre l’obiettivo per tutti e tutte di vivere con pienezza tutte le sfere ed i tempi della vita. Più semplicemente per vedere l’altro accanto a noi. Se non abbiamo visto i poveri e le persone fragili ciò è avvenuto anche perché imbrigliati in questa cultura dell’esaltazione della libertà e dei diritti individuali, in una cultura delle identità con le loro differenze. Che ha fatto dimenticare la forza e l’urgenza dei diritti sociali.
Come spiegarci il deserto sociale attorno a noi? La nostra incapacità di costruire vere pratiche sociali ,di tessere legami profondi , di creare comunità? Un limite questo che viene da lontano. Dopo la scomparsa del Partito Comunista che già viveva una sua crisi di legame con la società, la mia generazione non è riuscita ,per ragioni che sarebbe molto utile indagare , a ricostruire una nuova dimensione e pratica della politica popolare .Anche se questo è stato per molti un cimento, un progetto molto consapevole, un tentativo esplorato con generosità. Penso alla scelta operata dai DS con il Congresso di Pesaro, segretario Piero Fassino, dopo la sconfitta del 2001. Penso alla riflessione che facemmo sul “riformismo dall’alto ed il riformismo senza popolo” di cui aveva parlato proprio Massimo D’Alema. Per rinascere la sinistra deve ripartire da questa grande nodo irrisolto, addirittura scomparso dal suo dibattito ed dalla sua ricerca : quale e come un moderno partito popolare. Che rimanda a quale forma della democrazia e della rappresentanza politica.
Per rinascere la sinistra ha bisogno di pensieri e proposte politiche che vanno costruite nel vivo della vita quotidiana delle persone attivando pratiche sociali di presa in carico delle persone medesime. La pratica del prendersi Cura, della costruzione di legami umani e sociali. E’ questo il vero cimento. Perché impegnativo, non è la semplice diffusione del volantino o il comizio. E’ la costruzione di una relazione umana con una persona ,è prendersi cura di lui/lei. Prendersi cura delle persone deve essere considerato un ingrediente della politica, della cittadinanza e della democrazia. E non solo il buon cuore del volontariato. Se non si ricostruisce il legame umano e sociale le politiche restano asfittiche, senza anima, non coinvolgono le persone e dunque non si costruisce nessun alternativa politica. Mai come in questo momento i processi politici sono legati ai processi sociali. Una sinistra politica rinasce solo se ascolta, accompagna le nuove pratiche sociali che stanno nascendo e solo se anch’essa si cimenta nei luoghi della vita quotidiana a costruire legami personali e sociali di cura delle persone. Solo la vicinanza alle persone, di cura e presa in carico può restituire credibilità alla politica. Solo a partire dalla pratica del legame umano e sociale si possono costruire alleanze politiche. Solo a partire da qui rinasce la sinistra. Quella del futuro. Bisogna intrecciare pratiche sociali e pensieri nuovi, conoscenza della società in cui viviamo. Sarà importante la qualità del dibattito che si svolgerà nel PD e nel il suo congresso Sarebbe molto utile avere dei luoghi liberi che promuovano incontri di riflessione di elaborazione e lo facciano mettendo insieme, costruendo un “ rammendo sociale” tra le pratiche ed i tanti pezzi di sinistra e centrosinistra , di pensieri, che sono diffusi nel nostro paese. Luoghi che favoriscano l’incontro, la tessitura di relazioni, lo scambio e la produzione di pensieri. Un grande Forum di donne e uomini della sinistra per discutere “come rinascere a sinistra”. Un sollecito, il mio, rivolto alle Fondazioni che si rifanno al centrosinistra che insieme potrebbero offrire luoghi e momenti di questo tipo che considero vitali.
Livia Turco
da Huffington Post
Scrivi un commento
Dovete essere connessi per poter inserire un commento.