Uomini e donne per una società migliore
Per rinascere la sinistra deve ripartire dalla costruzione del legame umano e sociale con le persone per costruire una Società umana, a misura di donne e uomini. Un idea di società ed una pratica sociale per rendere più umana la nostra società, la nostra vita, per rendere concreto ed effettivo il rispetto della dignità umana e l’uguaglianza di rispetto delle persone.
Ciò che colpisce di questo nostro tempo è ’impoverimento delle relazioni umane, la rottura del legame comunitario, le tante forme di solitudine che coinvolgono sia i giovani che gli anziani , sia gli uomini che le donne. Permane la mancanza o la difficoltà di comunicazione tra donne e uomini e la difficoltà degli uomini a comprendere il valore ed il senso della libertà femminile. Che è la radice fondamentale dei tanti fenomeni di violenza degli uomini sulle donne. La crisi economica scatenatasi a partire dal 2008 ha aumentato le diseguaglianze e le povertà , ha fatto crescere la solitudine ed un sentimento di rancore che si è scagliato contro le èlite ed il potere genericamente inteso. I processi di globalizzazione hanno spogliato tante volte i territori dei tradizionali luoghi di lavoro che erano anche luoghi di identità sociale e comunitaria , di cultura. Ci sono stati gli arrivi degli immigrati , necessari alla nostra vita e generalmente ben integrati con l’aiuto del volontariato, dei comuni, del sindacato, delle chiese. Ma, in fase di crisi economica, e di identità sociale rancorose sono diventati il “ capro espiatorio” delle nostre paure, la ragione concreta, visibile di ciò che ci far stare male, il nemico da colpire. Si sono costruite delle comunità intese come “ Guscio”, luoghi di separazione, di chiusura, di difesa, di contrapposizione all’altro .
Come scrive Bauman nel suo libro “ Voglia di comunità” questa comunità del guscio accentua le ragioni dell’ansia moderna che risiede nel processo di atomizzazione, in quel cercare soluzioni individuali a problemi che sono comuni.” Nel mondo sempre più globalizzato viviamo tutti una condizione di interdipendenza e di conseguenza nessuno di noi può essere padrone del suo destino. Ci sono compiti con cui ogni singolo individuo si confronta ma che non possono essere affrontati e superati individualmente. Tutti noi abbiamo la necessità di acquisire il controllo sulle condizioni nelle quali affrontiamo le sfide della vita, ma per gran parte di noi tale controllo può essere ottenuto solo collettivamente. Se mai può esistere una comunità nel mondo degli individui può essere ed è necessario che sia una comunità intessuta di comune e reciproco interesse; una comunità responsabile, volta a garantire il pari diritto di essere considerati esseri umani e la pari capacità di agire in base a tale diritto. Bisogna elaborare positivamente questa condizione di interdipendenza che lega gli uni agli altri .Bisogna costruire la comunità non come separazione ma la comunità come costruzione di un reciproco interesse”.
La questione dell’impoverimento delle relazioni umane ci riporta ad una questione ancora più di fondo: la mutazione antropologica che ha sostituito la persona , il soggetto in relazione aperto all’altro , che è alla base delle moderne Costituzioni europee e sicuramente della nostra Costituzione , con l’io solitario, individualista, consumatore, che si realizza nel consumo e nel godimento individuale. Questa mutazione antropologica è frutto del capitalismo finanziario globale, dei mutamenti dei sistemi di comunicazione ed anche di correnti culturali, anche progressiste, che hanno esaltato la libertà individuale perdendo di vista il valore del legame comunitario, hanno messo al centro i diritti civili trascurando a volte la condizione sociale con una banalizzazione della libertà individuale medesima e della concezione dei diritti. Il tema del cambiamento coincide con una nuova rivoluzione antropologica , ritrovare il senso profondo della relazione che unisce l’uno all’altro , avere la consapevolezza che la soggettività umana è interdipendente , che la libertà individuale è connessa alla elaborazione positiva della interdipendenza che ci lega gli uni agli altri , alle altre. La apertura all’altro come parte della propria libertà personale, della propria autonomia. Il bisogno dell’altro per stare bene, scoprire che fare del bene fa stare bene come mi disse un volontario.
Bisogna dunque far rinascere questa soggettività aperta che investe nel legame umano, sociale e comunitario .Tanto più oggi che viviamo in un mondo interdipendente dove i problemi sono comuni e ci legano gli uni agli altri: l’ambiente, il lavoro, la produzione, la cultura.
Bisogna costruire una soggettività umana ed una cittadinanza incentrata sul valore- necessità di prendersi cura dell’altro e sulla ambizione di una vita che esprima e dia valore a tutti i talenti ed a tutte le dimensioni della esistenza umana e sociale. Bisogna riprendere l’idea marxiana e rielaborata da Antonio Gramsci dell’Uomo Onnilaterale che vive e vuole vivere con pienezza tutti i tempi della vita: lavoro, cura, formazione, mobilità, dono, tempo per sé. Promuovere una trasformazione economica e sociale che renda possibile vivere con pienezza tutte le dimensioni della vita. In questa società umana dovrà esserci molto spazio per i beni comuni, per la conservazione del territorio, della comunità, della cultura e dovrà avere un forte attaccamento alle tradizioni. Bisognerà costruire una solidarietà tra le generazioni come quella che in questi anni di dura crisi ha unito le madri con le figlie con le nonne con le bisnonne che sono state l’anello forte della solidarietà famigliare e sociale consentendo di far fronte ai compiti di cura, alle fragilità, alla precarietà economica ed ha saldato una alleanza culturale che ha consentito di tramandare affetti e saperi. Bisognerà anche accettare i “ confini porosi”, imparare la mescolanza tra popoli e tra culture , una mescolanza vissuta come necessità e ricchezza scoprendo non solo la fatica ma la curiosità della convivenza tra persone con storie e culture diverse. La società umana è quella che fa vivere la coscienza del limite “ non tutto quello che si può si deve fare”. Innanzitutto nei confronti dei processi sempre più invasivi della mercificazione del corpo umano e della vita umana come la pratica dell’utero in affitto. Limite e responsabilità sono il nutrimento del diritto , altrimenti i diritti individuali diventano un catalogo di cose, merci, di rivendicazioni. Diritto è dignità umana , esercizio della responsabilità, rifiuto della mercificazione dei corpi, della natura, delle sfere di vita.
Sviluppo umano; Europa dei popoli ed Europa Sociale; Dignità del lavoro; Welfare della solidarietà tra le generazioni, tra i generi, tra le genti che investe sui beni comuni, un Welfare Generativo che investe sul futuro e punta sui servizi alle persone valorizzando tutte le risorse e gli attori economici e sociali presenti sul territorio; la democrazia partecipata che include nella partecipazione attiva tutte le persone a partire da quelle più fragili come indica l’articolo 3 della Costituzione; la società della convivenza basata sulla interazione tra italiani e nuovi italiani, migranti.
La società umana è quella a misura di donne e uomini.
La dualità del genere umano , la differenza maschile e femminile è una ricchezza dell’esperienza di vita. Sollecita un processo di trasformazione sociale , propone un ripensamento del pensiero e dello sguardo sulla vita. Per costruire una nuova amicizia e nuove relazione tra donne e uomini .Al difuori degli stereotipi di genere e superando ogni forma di gerarchia e di supremazia degli uomini sulle donne. Dopo tanti anni di femminismo e di battaglie legislative e culturali bisogna chiedersi quanto siano cambiate le relazioni tra donne e uomini sia nelle generazioni mature che in quelle giovani. Il cambiamento più significativo è rappresentato dall’ingresso nel lavoro delle donne in tutte le professioni che ha portato una differenza di approcci di qualità ed ha sollecitato gli uomini ad assumersi la responsabilità di padri. Questa rottura dei ruoli storicamente così radicata nel nostro paese , gli uomini che lavorano e che fanno i papà prendendosi del tempo, le donne che si affermano nel lavoro dedicandosi ai figli costituisce anche una rottura profonda sul piano piano simbolico e non solo pratico. Costituisce il definitivo superamento di quella distinzione per cui la sfera pubblica e la razionalità compete agli uomini, la cura delle persone alle donne. Consente di trasmettere ai giovani una nuova definizione di maschile e di femminile in cui ciascuno vive la pienezza della responsabilità e dei tempi di vita, in cui ciascuno è al contempo cura della vita, relazioni pubbliche, partecipazione attiva alla polis a partire dal lavoro .Siamo solo agli inizi di questo processo , permangono stereotipi , discriminazioni, diseguaglianze tra donne e uomini e tra le donne. Ma la strada di una nuova identità maschile e femminile è tracciata. Essa va alimentata con buone politiche pubbliche , con la strategia dei congedi parentali incentivando quello dei padri, i servizi all’infanzia, la buona e piena occupazione femminile. Credo che la consapevolezza della differenza sessuale possa oggi svolgere una funzione preziosa nella umanizzazione della società. Può spronare le donne di tutte le generazioni a far vivere la loro differenza , il loro legame speciale con la vita, il loro speciale prendersi cura delle persone come energia, forza per rendere espansivo questo principio, per espandere la cultura del prendersi cura quale risorsa economica ,sociale, culturale e politica.
Gli uomini possono agire la loro differenza libera dalla gabbia degli stereotipi del possesso, della gerarchia, elaborando la loro nuova esperienza del prendersi cura e della mescolanza dei tempi di vita per farla diventare, con la loro forza ed influenza, motore della trasformazione sociale e culturale.
Livia Turco
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