Aborto: legge saggia abbandonata da politica
“La legge 194 ha quarant’anni ma non li dimostra perché è stata ed è una legge fondamentale per le donne”. Lo afferma Livia Turco che da ministro della Sanità si è battuta per l’applicazione delle norme “per la tutela sociale della maternità e l’interruzione volontaria della gravidanza”. “Entrata in vigore il 22 maggio 1978, la 194 ha stroncato l’aborto clandestino - sottolinea Livia Turco - ed ha ridotto drasticamente l’interruzione volontaria di gravidanza: 85.000 aborti nel 2016 a fronte dei 500.000 del 1982″.
“Una legge umana - aggiunge - che ha funzionato perché ha fatto leva sulla libertà di scelta delle donne e ha valorizzato la responsabilità femminile. Le donne oggi considerano l’aborto un dramma e uno scacco o una dolorosa necessità e questo anche perché la legge ha contribuito a far crescere la cultura della responsabilità nei confronti della sessualità e della procreazione”. “Una legge - prosegue - che ha voluto colmare la disuguaglianza tra le donne che morivano di aborto, perché si erano rivolte alle mammane che utilizzavano erbe e ferri da calza, e le donne che potevano ricorrere al medico privato che, in una stanza nascosta del suo studio, praticava ciò che la legge proibiva. Il codice Rocco, infatti, considerava l’aborto un reato penale commesso contro l’integrità e la sanità della stirpe”.
“Una legge che il Movimento per la Vita ha tentato di abrogare nel 1981 indicendo un Referendum perso con il 68% di voti in favore della legge”, ricorda Livia Turco che sulla legge 194 ha recentemente scritto un libro, ‘Per non tornare al buio’. “Stiamo parlando, dunque - insiste l’ex ministro della Sanità - di un provvedimento saggio e lungimirante, che ha dimostrato negli anni la sua efficacia ma che è stato troppo abbandonato dalla politica e mal applicato in troppe regioni d’Italia”.
“L’altissimo tasso di medici obiettori, l’abbandono dei consultori, la disattenzione nei confronti di politiche pubbliche di prevenzione, le scarse misure di sostegno alla maternità sono i problemi da affrontare oggi per non tornare al buio dell’aborto clandestino”. “Serve, dunque, regolamentare l’obiezione di coscienza del personale medico; potenziare i consultori; promuovere l’educazione sensuale nelle scuole; diffondere l’uso della RHU 486 cancellando l’assurdo obbligo del ricovero in ospedale per tre giorni, prevedere la contraccezione gratuita per i giovani”. “E’ solo costruendo una società accogliente nei confronti della maternità - conclude Livia Turco - che si consente ai giovani di tornare a fare i figli che desiderano”.
(di Anna Lisa Antonucci - ANSA)
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