Le donne che hanno fatto la Costituzione
Sono state importanti per la Costituzione italiana, si sono battute perché i principi normativi difendessero la parità tra uomini e donne, hanno favorito la nascita di leggi fondamentali per la famiglia e la società, ma sono poco conosciute. Sono le cosiddette ‘madri costituenti’ quelle 21 donne elette nel 1946 all’assemblea costituente, cinque delle quali (Maria Federici, Angela Gotelli, Nilde Jotti, Teresa Noce, Lina Merlin) parteciparono alla commissione incaricata di elaborare la Costituzione italiana.
E’ il 2 giugno 1946 quando, per la prima volta, le donne italiane possono votare alle elezioni politiche, fino ad allora, infatti, questo diritto era riservato solo agli uomini. In generale fino alla fine del XIX secolo era largamente diffusa l’idea (e non solo tra gli uomini) che la componente femminile non potesse partecipare alla vita politica a causa della sua caratteristica ‘emotività’, generatrice solo di turbamento nella gestione degli affari di stato.
Ma durante la seconda guerra mondiale le donne avevano sostituito gli uomini in molti campi, partecipato alla Resistenza, il loro ruolo era stato decisivo per la liberazione del Paese e dunque l’aria era cambiata.
Nel giugno 1946 vanno in massa alle urne per votare anche il Referendum istituzionale monarchia-repubblica. Risultano 21 le elette e, anche se arrivano a rappresentare solo il 4% e i 535 deputati uomini le guarderanno con un certo paternalismo, la loro presenza sarà fondamentale per rendere la Costituzione italiana, che quest’anno festeggia i 70 anni, tra le più moderne e valide per la difesa dei diritti dell’uomo e in grado di garantire pari dignità sociale in ogni campo.
L’articolo tre ad esempio recita ‘Tutti i cittadini hanno pari dignità sociale e sono uguali davanti alla legge, senza distinzione di sesso, di razza, di lingua..” e la specificazione “di sesso” si deve alla cocciutaggine di una delle madri costituenti: Lina Merlin.
La legge sulla maternità, una delle più avanzate del mondo, porterà la firma di Teresa Noce. Il concetto dell’indissolubilità del matrimonio, in un Paese come l’Italia, non sembrava superabile e invece per soli tre voti ne fu votata l’estromissione dalla Carta, aprendo la strada al percorso per il divorzio che nel 1970 adeguerà la nostra legislazione a quella dei maggiori Paesi occidentali.
Diverse per estrazione, avevano in comune la lotta partigiana, che per alcune volle dire anche carcere o esilio: nove erano comuniste, tra cui cinque dell’UDI (Adele Bej, Nadia Gallico Spano, Nilde Jotti, Teresa Mattei, Angiola Minella, Rita Montagnana, Teresa Noce, Elettra Pollastrini, Maria Maddalena Rossi); nove democratiche cristiane (Laura Bianchini, Elisabetta Conci, Filomena Delli Castelli, Maria De Unterrichter Jervolino, Maria Federici, Angela Gotelli, Angela Guidi Cingolani, Maria Nicotra, Vittoria Titomanlio); due socialiste ( Angelina Merlin e Bianca Bianchi) e una della lista “Uomo Qualunque” (Ottavia Penna Buscemi). ”Era forte tra loro la volontà di collaborare per rappresentare la vita e i pensieri delle donne italiane.
Fecero gioco di squadra e la loro unità ha contribuito a scrivere articoli della Costituzione molto avanzati per quei tempi e fondamentali per il futuro”, spiega Livia Turco, presidente della Fondazione Nilde Iotti, che da tempo si reca nelle scuole per far conoscere il ruolo delle madri costituenti.
”Elemento centrale del loro contributo è stato di avere messo al centro il tema della dignità umana - aggiunge -. E quindi di avere rivendicato una uguaglianza non solo giuridica, ma sostanziale”.
Annalisa Antonucci - Ansa
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