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Quella lunga fila di bare

8 Ottobre, 2013 (14:10) | Articoli pubblicati | Da: Marina Costa

di Livia Turco, pubblicato sulla rivista “Altri”, diretta da Piero Sansonetti

Diciamo la verità: la vista di quello spazio immenso, occupato da lunghe fila di bare, l’una accanto all’altra,  ci crea profonda angoscia e ci lascia profondamente disorientati,con un grande senso di vuoto. A questo disorientamento rispondiamo o rimuovendo dallo sguardo quella vista  cadendo così nella globalizzazione dell’indifferenza di cui ha parlato Papa Francesco,oppure sforzandoci di capire,di definire le strategie efficaci  affinché’ tragedie  così drammatiche non accadano più’.Attenzione…è piu’facile che prevalga la rassegnazione,l’assuefazione,il senso di impotenza.

Questo e’ il male che dobbiamo temere perché’ induce alla inazione,alla paralisi.E’ un formidabile alibi a non provare ,a non cercare, a sottrarci alle sfide difficili. Dobbiamo partire da una convinzione profonda:non solo si deve ma si può’.Si deve e si puo’evitare queste tragedie perche’si deve e si può  costruire una societa’piu’giusta ed umana.

Ci sembra un compito immane avere flussi migratori regolari.Invece e’un compito della politica consentire alle persone di fuggire dalle guerre ed essere accolti in altre parti del mondo;emigrare per cercare una vita migliore .E’ compito della politica costruire un po’ di giustizia sociale nel mondo,creare sviluppo la’dove c’è’ miseria,sollecitare processi democratici la’dove oggi ci sono le dittature.

E’ questo il messaggio profondo,la verita’difficile,dura ma anche profondamente umana contenuti in quella lunga e straziante fila di bare..Dobbiamo cimentarci con la sfida difficile della giustizia sociale nel mondo.Questa contempla la mobilità’ delle persone ,l’accoglienza di chi soffre ed e’debole..La giustizia sociale contempla anche la capacita’di rendere praticabili gli ingressi regolari e legali dell’immigrazione. D’altra parte la questione dell’immigrazione e’tutto qui: rendere praticabili le vie regolari e legali.Le leggi e le politiche del Centrodestra sono lontane mille miglia da questa sfida. Perche’ hanno creduto di governare l’immigrazione con la repressione ,con il reato di immigrazione clandestina,con i respingimenti in mare..Occultando la realtà  con l’invenzione di stereotipi  semplificatori come quello dell’immigrato sempre clandestino ed usurpatore.

Distogliendoci dalla fatica di conoscere la complessità’,di capirla e di governarla.
Per cui e’normale nel dibattito pubblico parlare genericamente di clandestini e non conoscere la distinzione tra immigrazione economica e rifugiato,richiedente asilo. Bisogna voltare pagina. Bisogna costruire una nuova etica ed una nuova cultura. Quella che riconosce l’interdipendenza che esiste tra le persone,tra i popoli,tra le culture. Abbiamo l’uno bisogno degli altri. Abbiamo valori comuni come la dignita’ della persona..Bisogna costruire una politica dell’immigrazione basata sulla chiara distinzione tra immigrazione economica e richiedenti asilo. Per la prima vale il principio della sostenibilita’economica e sociale:non possiamo accogliere tutti ma quelli utili alla nostra società’.

Per i secondi vale il dettato Costituzionale:si accolgono. Punto e basta. In nome del valore  universale della dignita’ umana. Su questa premessa possiamo costruire politiche nuove. Che devono essere europee e transnazionali,basate sulla reciprocità’,sul coinvolgimento attivo dei migranti e dei loro Paesi d’origine. Abrogare le leggi liberticide ed inefficaci del Centrodestra;promuovere accordi bilaterali,la cooperazione allo sviluppo,l’ingresso regolare per lavoro attraverso lo sponsor e la ricerca di lavoro,valorizzare il capitale umano de gli immigrati; promuovere i rimpatri  volontari assistiti ed il superamento dei Cie; promuovere diritti e doveri di cittadinanza ; politica europea sul diritto d’asilo basato sul principio della cooperazione tra stati:sono i caposaldi di una politica dell’immigrazione nuova,possibile,doverosa,umana.

Livia Turco

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