Kyenge: sull’immigrazione legge pronta dopo l’estate
di Rachele Gonnelli (L’Unità del 7 luglio 2013)
Può darsi che il Santo Graal debba essere una tazza di ceramica povera trattata con noncuranza dai cavalieri dall’elmo lucente come nella saga di Indiana Jones. Così può essere che il catoblepismo - e con esso il modello di partito nuovo, in grado di essere contemporaneamente palestra di nuove idee, scuola-quadri e coordinamento di politiche nazionali - o anche il motore interno che fa funzionare il Pd come partito di massa malgré lui, cioè nonostante le frantumazioni correntizie e la litigiosità del suo vertice, si trovi in ciò che va sotto il nome di Forum immigrazione, articolazione viva del Pd.
La prova sta nell’affollata riunione di ieri nel salone conferenze del Nazareno alla presenza della ministra all’Integrazione Cécile Kyenge - che per altro proprio dal Forum viene - del vice ministro all’Interno Filippo Bubbico e del segretario del Pd Guglielo Epifani. Va in scena la politica che cerca di analizzare i nodi della complessità, che parte dai territori e dà soluzioni e idee, che riesce ad aggregare e a formare i giovani e anche a parlare al mondo della cultura, che dialoga con le associazioni, che riesce a fornire esempi di buone pratiche locali, come richiesto dal ministro Kyenge, e a darle indicazioni utili oltre che sostegno.
È un’esperienza nuova e già matura, che si è strutturata nel corso degli ultimi tre anni a partire dal tema che più incarna le contraddizioni della globalizzazione. Parlare di immigrazione significa infatti parlare di sanità e di scuola, di pace, di identità personale e di popolo, delle forme della partecipazione democratica, dell’emancipazione femminile declinata nelle varie culture e religioni, della battaglia contro le logiche sempre emergenziali e securitarie che creano sprechi e calpestano persone e diritti.
Il Forum è una rete di relazioni ed è vissuto come comunità. Prefigura in sé, anche plasticamente, l’idea di società che vuole portare nel Paese: ieri di qua e di là dal tavolo della presidenza, con al centro Livia Turco, volti di diverso colore e provenienza geografica. Una riunione multietnica sul futuro dell’Italia in cui le diversità, anche abissali, sono sentite da tutti come ricchezza, nel confronto, per far maturare una sintesi comune. Il Forum manda al governo Letta dieci proposte di riforma e una proposta di legge-quadro sull’immigrazione e il diritto d’asilo in dieci punti.
Tra le proposte: la cancellazione della tassa sul permesso di soggiorno, la riduzione dei tempi di permanenza nei Cie, l’allungamento dei permessi di soggiorno per chi perde il lavoro, la gestione dei rinnovi dei permessi da parte dei Comuni, il riconoscimento dei titoli di studio dei Paesi extra-Ue, la semplificazione del diritto di voto amministrativo per i migranti comunitari, l’istituzione di un albo dei mediatori interculturali, tempi certi e accorciati per le naturalizzazioni. Kyenge spiega come, a partire dal lavoro avviato dalla commissione Affari costituzionali e del neonato intergruppi parlamentare che prenderà in esame le 20 proposte di legge presentate sulla riforma della cittadinanza, vuole arrivare «dopo l’estate» all’approvazione del testo finale. Lei intende intavolare il compromesso intorno alla proposta del Forum che, sulla scia del progetto Bersani, chiede il riconoscimento della cittadinanza italiana per i nati in Italia prima dell’inizio della prima elementare.
Pieno il sostegno del segretario Epifani che, «grazie anche all’aiuto che ci viene dal nuovo pontificato» e dalla visita di Papa Francesco lunedì prossimo a Lampedusa, è convinto che sullo ius soli - e più in generale sull’ampliamento dei diritti civili - «sia possibile trovare mediazioni più avanzate» in sede parlamentare. Anche se, aggiunge, «non sarà facile» non mettere a rischio gli equilibri di quello che continua a chiamare «governo di servizio». Epifani appoggia anche la richiesta che i responsabili dei Forum Immigrazione locali entrino a far parte di diritto delle segreterie del Pd.
Molti gli interventi che hanno chiesto la chiusura dei Cie e dei Cara per come sono - «una vergogna», ha ricordato Christofer Hein - e la loro sostituzione con altri strumenti, dal potenziamento del rimpatrio volontario assistito all’implementazione dei progetti Sprar per il ripopolamento dei piccoli centri grazie a nuclei di famiglie di asilanti, progetti su cui si sono concentrati gli interventi del sindaco calabrese Giovanni Manoccio e dell’assessora aretina Stefania Maggi. Livia Turco ha dato indicazione di firmare per il referendum radicale di abolizione del reato di clandestinità. E al congresso si discuterà anche una mozione trasversale sull’immigrazione.
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