E’ donna il 40% dei candidati del PD
di Livia Turco, da l’Unità del 10 gennaio 2013
Finalmente la rivoluzione più lunga, quella delle donne, entra in parlamento attraverso la scelta molto netta compiuta dal PD di avere gruppi parlamentari formati dal 40 % di donne. Siamo di fronte ad una novità profonda della vita politica italiana, frutto di una lunga battaglia delle donne, come ha scritto nei giorni scorsi Roberta Agostini su questo giornale.
Io ricordo l’emozione intensa con cui insieme ad un gruppo di donne giovani – 30% gruppo PCI – nel 1987 entrai in parlamento sull’onda di una forte battaglia politica e di un progetto che lanciammo come donne del PCI con la Carta delle donne che iniziava così “dalle donne la forza delle donne” una battaglia bella, appassionata, tenace con la quale volevamo “ingombrare le istituzioni della politica con la nostra vita quotidiana”.
Nel condurre quella battaglia sentivamo però che andavamo contro corrente nella società, anche rispetto al sentimento delle donne. Era difficile allora dire ad una donna: vota donna. Ora, proprio qui è avvenuta la rottura simbolica e culturale, le donne vogliono esserci ed hanno imparato a fidarsi delle loro simili. Sono stati importanti le battaglie legislative, la prima nel 1991 in occasione della riforma della legge elettorale sui sindaci, quando introducemmo il principio che le liste dovevano avere almeno un terzo di donne. Ne scaturì un dibattito molto aspro tra le donne, divise tra chi riteneva le norme antidiscriminatorie norme “Panda” e chi come Nilde Iotti, dall’alto della sua autorevolezza di Presidente della Camera intervenne dicendo “Le norme antidiscriminatorie non sono norme di tutela ma di garanzia democratica”. Com’è noto, quella norma fu giudicata anticostituzionale sulla base dell’articolo 51 della Costituzione. Ne scaturì il forte impegno delle donne di tutti i gruppi politici delle associazioni e dei movimenti fino ad arrivare alla modifica dell’articolo 51 che prevede ora in modo esplicito la promozione attiva delle pari opportunità nella politica. Sul piano legislativo questo percorso ha visto una tappa importante nella legge approvata in questa legislatura che prevede la doppia preferenza nei consigli comunali e che dovrà concludersi nella prossima legislatura con la riforma della legge elettorale.
Il PD ha raccolto questa sfida. Credo ne debbano essere orgogliose non solo le donne e gli uomini del PD ma tutte le cittadine italiane. A partire dalle associazioni dei movimenti, che nel periodo più recente hanno generosamente e tenacemente incalzato i partiti. Questa battaglia riguarda la democrazia e sarà monca se non coinvolgerà tutti i partiti. Per questo ogni forza politica deve sentirsi sfidata dalle scelte compiute dal PD. Bisogna dire e dimostrare che chi non investe sulle donne paga un prezzo elettorale. Sta alle candidate e a noi tutti far arrivare alle donne italiane il messaggio “c’è chi ha investito su di te, vuole cambiare con te, vuole costruire con te un’Italia migliore e dunque conviene raccogliere questa opportunità e questa sfida”. Nella consapevolezza che le donne italiane, sono quelle che pagano più duramente il prezzo della crisi ma sono anche quelle che stanno reagendo alla crisi economica mettendo in atto strategie nuove, stanno creando innovazioni nel lavoro, nelle aziende, nel welfare. Sono le animatrici di quel profondo moto di riscossa civica contro il degrado della politica. Quindi conteranno molto i fatti. Le donne ci mettono ideali e passioni, ma esigono molto concretezza. Il PD deve essere all’altezza, buona e piena occupazione femminile, conciliazione tra vita lavorativa e vita familiare, servizi sociali, lotta alle violenze, cittadinanza per i figli degli immigrati: devono essere gli atti dei primi 100 giorni del governo Bersani.
C’è una questione di fondo che credo dobbiamo avere lucidamente presente. L’irruzione in parlamento di donne di tutte le età, molte giovani, ciascuna con una propria esperienza di vita, un bagaglio di competenze maturate nei luoghi più disparati del paese, portano pezzi di vita, pensieri, esperienze fino ad ora troppo esclusi. Questa “irruzione” di donne è l’irruzione della vita quotidiana nella politica. È l’irruzione dei beni comuni al posto degli interessi di casta, di categorie, dei privilegi. È una prima risposta al pesante degrado della politica che abbiamo sofferto in questi ultimi anni e contiene anche le potenzialità di un cambiamento profondo delle istituzioni. Perché quelle donne sono portatrici prima di tutto di un forte legame con la vita reale delle persone. Il legame con la vita reale e la partecipazione attiva dei cittadini sono oggi gli ingredienti che ridanno senso e vigore alla rappresentanza politica.
Ecco ciò che chiedo alle donne che si misureranno nella campagna elettorale e che saranno nostre rappresentanti: fate vivere ogni giorno il legame che vi unisce alla gente perché solo esso darà vigore e forza alle leggi e riforme che farete ma, soprattutto, darà autorevolezza e senso alle istituzioni della politica.
Livia Turco
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