Biotestamento. “E’ una vendetta postuma contro la Englaro”
“In Parlamento contano i numeri e questa legge passerà, ma ormai è stata del tutto svuotata: le Dat non ci sono più perché la maggioranza è animata da un pessimismo antropologico che la spinge a credere che in Italia ci sia una deriva eutanasica”. Così Livia Turco in un’intervista a Quotidiano Sanità (www.quotidianosanita.it) sulla legge sul biotestamento che la Camera si appresta a licenziare oggi. Una legge animata dal “duo inossidabile Roccella-Binetti” che ha sfiducia nelle persone, nei medici e nella società.
Onorevole Turco, che legge è questa che sta uscendo dalla Camera?
Con gli emendamenti Barani-Binetti e con un’emendamento della Commissione di fatto non c’è più la legge sulle Dat, perché tutto si risolve in questo: un documento su cui una persona scrive le proprie riflessioni affinchè il medico non pratichi l’accanimento terapeutico. Tutto qui. Non si parla di volontà sui trattamenti ma si dice che nelle Dat vengono scritte le riflessioni, gli orientamenti, in modo che non si applichino interventi sproporzionati o di tipo sperimentale. Quindi la Dat non c’è più. In più si cancella il piccolo tentativo che il relatore, l’onorevole Di Virgilio, aveva fatto di apertura della “platea” e si dice che le Dat assumono rilievo soltanto per gli stati vegetativi persistenti e gravi, cioè le situazioni di stato vegetativo terminale. Questa legge potrebbe avere un preciso nome si chiama “vendetta postuma contro Eluana Englaro”. Non è una legge sulle Dat, che non ci sono più, ma c’è scritto che al medico è vietato applicare qualsiasi sospensione della nutrizione quando si è nella fase di stato vegetativo persistente a meno che una persona non stia morendo. Questo è quello che verrà fuori con il voto finale.
Una simile legge, non c’è il rischio, o la speranza a seconda dei punti di vista, che poi venga modificata da sentenze successive come è successo per la legge 40/2004?
Questa legge vuole soltanto vendicarsi della vicenda di Eluana Englaro. Ripropone pari, pari il testo del decreto che Berlusconi propose al Presidente Napolitano e che questi non firmò. Non ci siamo mossi un passo da lì. L’unico obiettivo è impedire che ci sia un altro caso Eluana Englaro.
Ma tutto questo è sufficiente a giustificare un simile acccanimento?
La visione di questi signori, in particolare del duo inossidabile Roccella-Binetti, è una visione dell’Italia che non corrisponde alla realtà per cui ci sarebbe una deriva eutanasica e il problema per loro è di fermare questa deriva eutanasica. Il pessimismo antropologico è alla base della legge: sfiducia nelle persone e sfiducia nei medici, come se i medici dovesssero essere bloccati perché altrimenti chissà quali interventi eutanasici farebbero. Questo è il punto: la visione che ha la maggioranza della società, del Paese, delle persone.
Ormai non c’è più niente da fare?
Non vorrei dire una cosa banale ma la demcrazia è un fatto di numeri. Sono due anni che la legge è in Parlamento, abbiamo fatto una strenua battaglia di opposizione e di proposta alternativa ispirandoci al modello tedesco proponendo una legge di indirizzi incentrata sulla relazione di fiducia tra medico, paziente e fiduciario. Sono due anni che la legge è alla Camera ci siamo battuti, abbiamo fatto l’ostruzionismo cercando di far allungare i tempi, ce le siamo inventate di tutti i colori e soprattutto, ripeto, abbiamo presentato una proposta alternativa, dopodichè in Parlamento esistono i numeri.
Al Senato secondo lei cosa succederà?
La nostra parola parola d’ordine è “meglio nessuna legge che una brutta legge”, perché questa è indicibilmente pessima. Io credo che al Senato si farà di tutto per non farla passare e per impedire che sia approvata ma c’è una brutta furia ideologica.
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