Biotestamento. C’è bisogno di una legge umana e mite
In occasione dell’avvio del dibattito in Aula alla Camera sul ddl riguardante il testamento biologico il quotidiano Il Messaggero ha pubblicato questa lettera di Livia Turco.
“Caro Direttore,
approda oggi in aula (il 7 marzo per chi legge) la legge sul testamento biologico. Una legge contrassegnata dallo scontro tra le forze politiche e dalla lacerazione tra il Parlamento e il Paese. Quando il testo dal Senato arrivò in Commissione Affari Sociali della Camera (giugno 2009) i parlamentari del PD proposero alle forze politiche della maggioranza di prendere atto della lacerazione avvenuta, di cercare di superarla costruendo un nuovo inizio. Ciò significava mettere da parte il testo Calabrò e costruire una legge condivisa. La maggioranza rispose con l’arroccamento, la contrapposizione riducendo costantemente, fino all’ultimo, il confronto parlamentare nello scontro tra il partito della vita contro il partito della morte. Il testo che arriva oggi in aula contiene norme irragionevoli, incostituzionali e anche di difficile applicazione. Si tratta di un giudizio largamente condiviso nel mondo medico, tra gli esperti del diritto e nell’associazionismo dei malati. La ragion d’essere di una legge sul testamento biologico è quella di consentire alla persona di esprimere la sua volontà in merito alle cure ed ai trattamenti sanitari così come previsto dall’art. 32 della Costituzione anche quando la persona è incapace di intendere e volere, insieme a garantire in ogni istante la presa in carico della persona malata, per donargli amorevolezza e cura. Nel testo di legge in esame la volontà del paziente si riduce ad essere un generico orientamento che il medico può solo prendere in considerazione. Il medico stesso, cui è attribuito un grande potere ,è avvolto da un alone di sospetto sul fatto che possa provocare interventi eutanasici tanto che si prevede il ricorso al codice penale, dimenticando che nel loro codice deontologico,i medici hanno previsto che per decidere in scienza e coscienza è essenziale ascoltare la volontà del paziente. Non è previsto alcun miglioramento all’assistenza dei malati in stato vegetativo e nessun impegno per diffondere come diritto le cure palliative e le terapie anti-dolore. Questo è l’aspetto più incredibile ed anche più cinico del legislatore. Il centrodestra purtroppo è molto generoso ad esaltare la vita umana con la retorica, con le chiacchiere, con l’esaltazione dei principi , ma è avarissimo nel prevedere misure concrete. Il nostro paese non è pervaso da una domanda di eutanasia che deve essere contenuta e domata. L’Italia ,invece, lo sappiamo, chiede che ci siano cure adeguate,che non si verifichi mai l’abbandono terapeutico, che ci sia sempre il rispetto della persona e della sua volontà.
Perché proseguire con questa logica di scontro? Perché continuare a non ascoltare la domanda che viene dal nostro paese? Non sarebbe più ragionevole fermarsi? Tornare in commissione e provare a costruire in uno spirito di reciproco ascolto una legge condivisa? C’è bisogno di una legge umana, mite, che sia animata dal sentimento della pietas. Che sia rispettosa della singola, irripetibile persona. Che promuova e valorizzi la relazione di fiducia tra medico, paziente e familiari. Che ascolti la volontà del paziente all’interno della relazione di cura con il medico ed i familiari. Una legge che non imponga ma che rispetti la persona. Una legge che non lasci solo nessuno di fronte alla morte, che combatta la solitudine, che garantisca a ciascuna persona le cure necessarie ma anche la presenza amorevole”.
Livia Turco
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