Biotestamento. No al diktat di Sacconi
“E’ inspiegabile l’improvvisa accelerazione data dal presidente Palumbo alla legge sul testamento biologico. Il Parlamento subisce così il diktat che Sacconi aveva lanciato dalle pagine di Avvenire per iniziare, in questa settimana, la discussione del testo licenziato dal Senato a marzo”. Lo dice Livia Turco, capogruppo Pd in commissione Affari sociali della Camera.
“Pur di eseguire l’ordine del ministro del Welfare – prosegue Turco -, il presidente ha tenuto la commissione Affari sociali riunita fino alle nove e mezza di sera. Non si era mai visto niente di simile. Perché tanta fretta dal momento che il ddl giaceva in commissione da più di tre mesi? Perché iniziare di notte la discussione di un provvedimento che riguarda un tema importante e delicato? Per quale motivo la maggioranza ha tradito il patto di avviare il testamento biologico solo dopo l’approvazione del ddl sulle cure palliative che non è neanche in calendario per l’Aula nel mese di luglio? Hanno rinviato la discussione del ddl approvato al Senato a causa delle divisioni interne alla maggioranza tra chi la definisce una legge da Stato etico e chi vuole approvarla a tutti i costi; adesso, per motivi poco nobili, vanno a ripescare quel ddl. Tanto cinismo è sufficiente a farci dire un no chiaro e netto. Noi vogliamo una buona legge sulle dichiarazioni anticipate che parta dal documento approvato a grande maggioranza nel convegno degli ordini dei medici, tenutosi a Terni. La destra è riuscita a far approvare al Senato una pessima legge sul testamento biologico e porta avanti alla Camera una ‘legge ombra’ sulle cure palliative, priva di fondi e contenuti che concede al governo il potere, che ha già, di emanare un decreto su questa materia e fare una ricognizione delle strutture esistenti. L’obiettivo della maggioranza, dunque, non è fare una rete nazionale delle terapie del dolore e magari ampliarla migliorando le possibilità di cure per i cittadini, ma soltanto fare un censimento delle strutture esistenti. Ma a che serve ai cittadini il censimento dell’esistente?”.
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