«Il testamento biologico? Prima le cure palliative»
Intervista a Livia Turco di Alessandro Calvi, da “Il Riformista” dell’8 ottobre 2008
«Non vorrei scandalizzare nessuno ma credo che sia più importante che tutti possano avere cure palliative e non essere soffocati dal dolore che non decidere in anticipo su idratazione e nutrizione».
E invece qualcuno ascoltando
«Tante volte - spiega la Turco - mi ha colpito la solitudine delle persone vicine alla morte. È questa la più inaccettabile delle disuguaglianze tra le persone. Ed è una disuguaglianza che va accentuandosi». Ci sono anche considerazioni come questa dietro l’importanza che
essenziali di assistenza, degli interventi per la dignità del fine vita». Ciò significa, spiega ancora la Turco, «costruire un piano nazionale per le cure palliative, promuoverle nell’assistenza ospedaliera e domiciliare, semplificare la burocrazia che ora è infinita se si vuole prescrivere un farmaco antidolore. Infine, la misurazione del dolore nella cartella clinica deve diventare parte integrante della normale attività clinica». Tutto ciò perché «siamo gli ultimi
Nella scorsa legislatura «si sarebbe già potuta approvare una legge», dice la Turco che spiega di non dirlo «con spirito polemico» ma che «era più importante del testamento biologico». Ciò, però, non è avvenuto. Forse perché una riflessione seria è iniziata da poco ma «forse anche per la violenza dello scontro ideologico». «C’è sempre stato un accanimento su questi temi, ma così si è perso di vista un sano riformismo. Nel dibattito pubblico entra soltanto ciò su cui ci si divide, anche se non si tratta sempre dei temi più rilevanti».
Dunque, occorre una mediazione che la Turco ritiene si possa costruire anche sul testamento biologico o dichiarazioni anticipate di trattamento (Dat). È però importante, spiega, partire dal rapporto medico-paziente che deve essere basato sulla fiducia, così come centrale deve essere la figura del fiduciario al quale viene affidata la cura delle dichiarazioni anticipate. «È difficile
morte cerebrale. Lo stesso deve accadere per lo stato di coma vegetativo permanente. Sciolto questo nodo, le altre questioni come quella sulla nutrizione sono facilmente risolvibili. Ma oggi c’è un vuoto della scienza e non si può certo chiedere alla politica ciò che non riesce a fare la scienza». Già, però nel frattempo la realtà non aspetta e alla fine a prendere decisioni è sempre più spesso la magistratura, come insegnano i casi Welby o Englaro.
Scrivi un commento
Dovete essere connessi per poter inserire un commento.