Un nuovo Umanesimo per la sinistra
In un interessante articolo Emanuele Macaluso pone con la sua consueta lucidità una questione cruciale che dovrebbe essere al centro dell’agenda politica di tutti i partiti del Socialismo Europeo: la necessità di una conoscenza puntuale dei cambiamenti che hanno investito le nostre società.
Questa politica oggi non c’è. Non c’è neppure nel PD. Il distacco tra politica e vita quotidiana comporta una perdita di autorevolezza della politica , la rende poco efficace ed efficiente. Nel momento in cui si discute in tutto il paese della riforme delle nostre istituzioni per renderle più efficienti, per consentire che i tempi della politica siano in relazione con i tempi della vita delle persone , è doveroso porre sul tappeto il tema dei nostri legami sociali , la necessità di una nuova politica popolare ,in cui “prendersi cura dell’altro” diventi ingrediente della cittadinanza ed anche dell’agire politico.
Questo comporta una modalità di esercitare l’azione di governo in cui ci sia rapidità e decisione ma anche capacità di relazione e di condivisione. Una responsabilità, una pratica non solo affidata a chi sta nelle istituzioni ma che sia condivisa ed esercitata da tante persone, coinvolte da soggetti collettivi, prima di tutto dai partiti politici. Ricordandoci l’articolo 3 comma 2 della nostra Costituzione e l’articolo 49 sul ruolo dei partiti politici. Se la politica non costruisce una relazione con le persone anche le più belle ed importanti riforme non saranno efficaci.
Non conosceremo i cambiamenti della società. Non potremo innovare le politiche della sinistra e ridare senso e vigore ai suoi valori. Insomma il tema non è solo l’efficienza delle istituzioni ma ricostruire il senso della rappresentanza ed il suo esercizio efficace ed autorevole. Efficienza e rappresentatività sono le due facce della stessa medaglia.
E’ un gioiello la nuova legge sul” DOPODINOI “ votata dal Parlamento e voluta dal Governo, è un piccolo tesoretto la nuova legge contro la povertà con la misura del Reddito di Inclusione Sociale. Ma se non ci sarà una politica diffusa, popolare che prende in carico le persone disabili, che va a” scovare” le persone in condizioni di povertà e le incoraggia ad avere fiducia nelle istituzioni accettando di utilizzare un reddito ma soprattutto di misurarsi con un percorso di integrazione sociale quelle leggi resteranno monche, non saranno pienamente efficaci.
La politica legata alla vita quotidiana delle persone, consente di costruire la convivenza tra italiani ed immigrati. Perché mescolandosi con le persone, la buona politica, le aiuta a superare le distanze, a guardarsi in faccia, a compiere la fatica di conoscersi e riconoscersi, a scoprire di avere come cittadini di una comunità obiettivi comuni e comuni interessi.
Questa scoperta incentiva le persone a lavorare insieme a cooperare tra di loro. Ricostruire un legame tra politica, istituzioni, vita delle persone toglie acqua al populismo perché esso si alimenta anche del senso di solitudine, del bisogno di costruire una comunità calorosa ed accogliente in cui vivere. Questa nuova politica popolare deve essere dotata di una visione della società. Per me è la“ società umana”, è un Nuovo Umanesimo.
Credo che questo sia l’ideale di una moderna Sinistra. Realizzare questo ideale è molto impegnativo. Perché le diseguaglianze hanno impoverito la qualità della vita delle persone e non solo ridotto il reddito ed allungato le distanze tra strati sociali. ” Nell’esperienza quotidiana la sperequazione economica si traduce in distanza sociale: l’èlite si colloca ad una distanza incommensurabile dalla massa, le aspettative ed i problemi di un camionista e quelli di un banchiere non hanno alcun terreno comune”(Richad Sennet). Le diseguaglianze frantumano quella grande competenza che è la collaborazione tra le persone. Creano solitudini e separazioni.
Alimentano il rancore. Realizzare un Nuovo Umanesimo è molto impegnativo perché significa fare ciò che fino ad ora la cultura di sinistra non ha fatto: guardare in faccia la società tecnologica e tecnica in cui viviamo, conoscere in profondità i cambiamenti che essa ha introdotto nella vita della persone, migliorandola tante volta ma anche cambiando il senso di fondamentali esperienze umane . Si pensi a come sono cambiati il senso e le modalità della maternità e della paternità. Ad esempio con la diffusione della pratica dell’utero in affitto.
Costruire un Nuovo Umanesimo significa avere il coraggio di parlare della necessità di operare una mutazione antropologica . Assumere come riferimento la persona umana nella sua dimensione relazionale, l’uomo e la donna aperti all’altro che riconoscono la propria interdipendenza con l’altro.
Nulla di astratto ma la realizzazione del dettato Costituzionale là dove all’articolo 2 afferma : “La Repubblica riconosce e garantisce i diritti inviolabili dell’uomo, sia come singolo, sia nelle formazioni sociali ove si svolge la sua personalità, e richiede l’adempimento dei doveri inderogabili di solidarietà politica, economica e sociale”.
Si tratta di una vera e propria rivoluzione antropologica in un epoca in cui, i processi economici, il capitalismo della finanziarizzazione dell’economia ha prodotto l’io solipsistico, l’uomo consumatore e dipendente dal desiderio, in cui la libertà è intesa come libertà del desiderio.
Temi grandi ma anche urgenti che dobbiamo conoscere, discutere in una discussione pubblica. Che sarà tanto più coinvolgente, bella e d efficacie in quanto potrà avvalersi del sapere e della competenza di una politica che ha intessuto un legame profondo con la vita delle persone.
Un Nuovo Umanesimo ha bisogno di cultura e di una politica che fa scoprire ogni giorno alle persone il gusto della collaborazione, la bellezza dello stare insieme, la curiosità del conoscersi e riconoscersi, il dovere di prendersi cura dell’altro. Costruire questa politica e proporsi l’ideale di un Nuovo Umanesimo, di un Umanesimo Integrale è, secondo me, una sfida, una necessità, una vitale speranza.
Livia Turco
L’Unità, 13 ottobre 2016