di Livia Turco da L’Unità
C’è un’Italia invisibile che produce quel bene straordinario che e’la solidarietà umana. Un’Italia nascosta, non vista dalla politica e dai media che con entusiasmo ma anche con tanta fatica, perché la solitudine pesa, si dedica alle persone fragili ed in difficoltà per promuoverne la dignità’ e non solo alleviarne la sofferenza. Un’Italia che produce un “oro che non brilla”. Così mi sento di definire le tante comunità, esperienze di inserimento attivo, servizi sociali.
Tali luoghi trasmettono un calore umano e promuovono un accoglienza che sono oro prezioso per le persone che li vivono e ne hanno bisogno. Questo “oro ” non ha però la giusta considerazione sociale,politica e culturale,dunque non brilla..Ne ho avuto conferma nella giornata del primo maggio che ho trascorso in uno di questi luoghi in cui si produce “l’oro che non brilla”, la Comunità di Capodarco di Grottaferrata.
Questa comunità ha una lunga storia,ha animato tante esperienze innovative,si avvale di tante strutture e costituisce,insieme a tante altre in Italia,un pilastro della coesione sociale. Giovedì’ scorso vi ho ritrovato uno dei Padri Fondatori, il tenacissimo Don Franco, vi ho ritrovato gli operatori che ne hanno costruito la storia ed hanno un bagaglio straordinario di competenze,ho conosciuto operatori e operatrici giovani , pieni di slancio.
Capodarco accoglie persone in difficoltà, soprattutto disabili, e offre loro ed alle loro famiglie un contesto di vita normale, in cui stare con gli altri,svolgere le attività connesse alla loro autonomia personale,sperimentare e sviluppare le proprie capacita’attraverso esperienze lavorative nella cooperativa agricola, nel via vai..ecc..La festa del primo maggio è stata una occasione per le famiglie di ritrovarsi, di stare in allegria ed in compagnia, per i ragazzi di mettere a disposizione degli altri i propri talenti ad esempio esibendosi nel canto e nella musica. Ho avuto conferma stando con loro di quanto sia prezioso per genitori e figli stare con gli altri, condividere un pezzo di vita normale, vivere momenti di allegria e serenità, mescolati con tanti altri.
La Comunità di Capodarco svolge questo inserimento attivo delle persone attraverso un sistema integrato in cui lavorano insieme la casa famiglia, l’inserimento lavorativo nell’agricoltura, la formazione professionale. Il tutto animato dal sentimento dell’accoglienza che riconosce e da’ dignità alle persone attraverso il rispetto ed il calore delle relazioni umane. Coltivano da anni il progetto che Don Franco chiama “Prima del dopo”, vale a dire offrire alla persona con disabilita’intellettiva ed alla sua famiglia un contesto di vita normale,in cui vivere relazioni con gli altri,sperimentare ed attivare le proprie capacità’,sentire il sostegno alla propria fragilità’.
Soprattutto, uscire dalla solitudine, perché essa non solo rende infelici ma blocca ogni stimolo all’iniziativa ,ogni pensiero positivo,ogni anelito alla speranza. Questo progetto è condiviso e portato avanti da tante famiglie ed associazioni. Penso per esempio all’Anfas, associazione storica di famiglie con figli disabili intellettivi che hanno inventato il Dopodinoi che ora vuole essere preparato dal “durante noi”. Genitori che con l’ amore e l’impegno per i diritti e la dignità dei figli consentono loro di vivere più a lungo…ma…si chiedono, cosa sarà di loro quando noi non ci saremo più’?
La domanda di questi genitori interpella ciascuno di noi. Interpella la politica. Nella precedente legislatura avevamo elaborato nella Commissione Affari Sociali della Camera un testo di legge sul “Dopo di noi”che era stato votato all’unanimità e poi è stato fermato per mancanza di risorse..Se Il presidente Renzi sostenesse oggi quel provvedimento sarebbe un bellissimo segnale dell’Italia che “cambia verso”.
Nella bella Gionata del primo maggio alla Comunità di Capodarco di Grottaferrata ho avuto ulteriore conferma che questo nostro paese ha bisogno di vivere una nuova primavera delle politiche sociali. Che le consideri finalmente politiche di sviluppo. Che coinvolga attori nuovi come le imprese ed i soggetti economici. Che investa sulle competenze delle persone e delle famiglie,che consideri il Terzo Settore non solo il gestore di servizi mai il soggetto che con il pubblico elabora le scelte e le politiche a partire dai suoi speri e dalle sue competenze..come peraltro e’previsto da una legge in vigore, la 328/2000,la legge della dignità sociale.
Livia Turco