Intervista a Livia Turco di Gioia Salvatori su L’Unità del 29 agosto 2012
«La legge 194 non si tocca, la legge 40, o quel che ne resta, va riscritta per superare i limiti che ancora ha». L’ex ministro della Salute del secondo governo Prodi e deputata Pd Livia Turco, nel giorno della sentenza della Corte europea contro i limiti che la legge 40 pone all’accesso alla fecondazione medicalmente assistita, affonda il colpo verso chi vorrebbe una modifica della legge 194, bolla la legge 40 come una legge «ideologica», e ringrazia tutte quelle coppie che, ricorrendo a tribunali e corti, ne hanno consentito lo smantellamento del cuore. In tema di diritti annuncia un progetto: terminare questa legislatura con la presentazione di una legge sul testamento biologico che sia frutto di una rielaborazione degli emendamenti presentati dal Pd.
Turco, la Corte europea rileva un’incongruenza tra la legge 40 e la 194 perché la prima consente l’aborto terapeutico la seconda non permette a tutte le coppie di ricorrere alla diagnosi preimpianto. Possibile nessuno si sia accorto di questo attrito?
«Questo è accaduto perché la legge 40 è frutto di una forzatura ideologica, figlia di uno scontro tra associazioni pro-life e gerarchie ecclesiastiche contro le forze laiche del Paese e una parte politica. Per questo è sbilanciata verso la tutela dell’embrione in uno modo che altera l’equilibrio tra diritti del nascituro e diritti della madre o della coppia. In questo vulnus si sono inserite tutte le sentenze che pian piano, negli anni, l’hanno smontata. Quest’ultima mette in risalto un abuso che l’allora ministro della Salute Sirchia fece delle linee guida: le usò come interpretazione della legge 40 anziché come mero strumento tecnico e in esse scrisse il divieto della diagnosi preimpianto che nel testo della legge non c’è».
Il movimento per la vita dice che se c’è un’incongruenza tra legge 40 e 194 va cambiata la seconda perché è figlia del ‘68 e del femminismo e si occupa solo della donna. Cosa replica?
«Rispondo che la legge 194 è una legge che ha funzionato: si proponeva di regolare e limitare gli aborti e l’obiettivo è stato centrato in pieno. Lo stesso non si può dire della legge 40 che, per esempio limitando a tre il numero degli embrioni da creare a ogni tentativo, ostacola la vita visto che è probabile che nessuno di questi si annidi. Inoltre ha portato al turismo sanitario poiché non prevede l’eterologa che mi rendo conto essere un nodo delicato».
Quali linee guida deve seguire un legislatore quando scrive una legge sull’inizio o sul fine vita, visto che si toccano temi delicati? Che idea si è fatta?
«Bisogna rispettare per le persone, le loro aspirazioni e le loro sofferenze. La legge 40 non lo fa, non crede nella responsabilità personale dell’adulto, tutta tesa a difendere una vita in potenza a discapito anche della salute delle donne». La legge 40 è una legge maschilista? «È una legge che non tiene conto del fatto che le donne sono gli individui che hanno più a cuore la vita. Una legge che pare voglia tutelare una vita in potenza dalla sua stessa madre. Una legge che non ha fiducia nelle donne. Tutto il contrario della legge 194 che facendo leva sulla responsabilità delle donne, ne tutela la libertà».
Perché quando era ministro ed emanò le nuove linee guida della legge 40, ampliò la rosa di coloro che potevano ricorrere alla fecondazione assistita includendovi chi è affetto da malattie sessualmente trasmissibili ma non pensò ad aprire pure alle coppie fertili ma con una malattia ereditaria grave nei geni?
«Perché non era uno dei punti caldi sui quali si discuteva, si palesavano altri problemi. Molti sono stati risolti con la sentenza del 2009 della Consulta che tra l’altro ha abolito l’obbligo di impianto di tutti e tre gli embrioni, una svolta importante a tutela della salute della donna».
Cosa salva e cosa modificherebbe ancora della legge 40?
«La legge 40 è importante perché ha messo ordine in un far west: ora c’è un elenco certificato di centri, pubblici e privati, monitorati ex lege, preposti alla fecondazione assistita. Inoltre la legge 40 stanzia fondi per la ricerca. Nella prossima legislatura però bisognerà mettersi intorno a un tavolo e riscrivere la legge in tre punti. Bisognerebbe, anche se la questione è delicata, dare alle coppie sterili la possibilità di fecondazione eterologa; inoltre vanno stanziati fondi per contrastare e studiare la sterilità, sempre più diffusa, e va consentita la ricerca sugli embrioni in sovrannumero che oggi vengono congelati e poi muoiono».
Temi delicati sui quali non c’è accordo nello stesso Pd…
«Almeno noi non mettiamo la testa sotto la sabbia».
Il fine vita è un altro di questi…
«Sogno di concludere la legislatura con una proposta di legge frutto della rielaborazione degli emendamenti presentati durante la discussione sul testamento biologico. Un testo che eviti l’abbandono terapeutico, sempre all’agguato in tempi di tagli, e tuteli il diritto a una fine dignitosa mettendo al centro la relazione medico-paziente».