Cento anni fa nasceva Nilde Jotti, partigiana, madre costituente della Repubblica, parlamentare italiana ed europea, prima donna Presidente della Camera dei Deputati, una straordinaria donna italiana il cui ricordo deve essere coltivato non solo nell’occasione, seppur solenne, del centenario.
L’impegno politico di Nilde Jotti affonda le radici nella partecipazione alla Resistenza come attivista nei “Gruppi di difesa della donna”, la struttura che provvedeva alla raccolta di indumenti, medicinali e cibo per i partigiani impegnati nella guerra di Liberazione.
La sua attenzione si concentra già allora sulla condizione della donna e sull’impegno per favorirne l’emancipazione e per dare voce alle donne emiliane, con le quali aveva condiviso gli anni difficili della guerra e con esse a tutte le donne italiane affinchè diventassero forza viva e operante nella vita politica di un Paese impegnato a rinascere. Il 2 giugno 1946 fu eletta all’Assemblea Costituente, insieme ad altre venti Costituenti anche grazie al voto che per la prima volta le donne italiane potevano esprimere, dopo una lunga attesa piena di aspirazioni che finalmente si realizzavano con il suffragio universale, maschile e femminile, autentica conquista di civiltà e dignità.
E quelle donne Nilde Jotti porterà sempre con sé, nella stesura della Costituzione, alla quale partecipò come membro della Commissione dei 75 incaricata di redigerla, rappresentandole nella tutela dei diritti, come nel discorso di insediamento da Presidente della Camera nel 1979, prima donna a ricoprire il ruolo di terza carica dello Stato, dedicando alle donne parole rimaste nella storia “Io vivo in modo quasi emblematico questo momento, avvertendo in esso un significato profondo che supera la mia persona e investe milioni di donne che attraverso lotte faticose si sono aperte la strada verso la loro emancipazione”.
Molteplici sono le ragioni per le quali Nilde Jotti va ricordata, per il suo luminoso e onesto cammino nelle istituzioni italiane ed europee, per la sua concezione di una politica alta volta alla realizzazione del bene comune, per la costante attenzione alle fasce più deboli della società, per la sobrietà, il rigore e l’eleganza del suo stile personale e politico, per la coerenza del suo pensiero e per il rispetto verso lo Stato e i suoi cittadini che la portò, dopo 53 anni di ininterrotta vita parlamentare, a dimettersi dal suo incarico per sopraggiunti problemi di salute, salutando il Parlamento con l’auspicio che lo spirito di unità che aveva guidato il suo impegno politico, prevalesse sui pericoli che si intravedevano all’orizzonte.
Nel centenario della nascita è forse giunto il momento di parlare di Nilde Jotti senza necessariamente far riferimento al suo rapporto personale con Palmiro Togliatti, guida storica del Partito Comunista. L’accostamento al nome del leader è stato talvolta ingeneroso per Nilde Jotti, il cui profilo politico, fatto di “progressione” continua, come amava definire il suo percorso, sarebbe stato lo stesso, anche senza la presenza dell’uomo che va forse ricordato innanzitutto come un amore e poi come un mentore.
Per capire l’eredità e l’attualità del suo pensiero politico, Osservatorio Roma e America Oggi incontrano Livia Turco, Presidente della Fondazione Nilde Jotti.
Chi è stata Nilde Jotti?
Nilde Jotti è stata una grande donna che ha conosciuto nella vita la sofferenza, la felicità, la forza ed è stata una madre della nostra Repubblica che ha partecipato alla lotta partigiana e alla stagione dell’Assemblea Costituente. E’ nata il 10 aprile 1920 a Reggio Emilia, in una famiglia semplice, con il padre, Egidio, ferroviere antifascista e socialista e la mamma, casalinga, antifascista, amante della lettura. I genitori furono per lei, prima e unica figlia molto attesa, fondamentali nell’educazione ai valori dell’antifascismo e della cultura. Il papà, licenziato dalle Ferrovie dello Stato perché antifascista, alla figlia raccomandava sempre di studiare, perché “loro sanno”, indicando in loro i borghesi che erano classe dirigente. E Nilde studiò, in scuole cattoliche perché il padre, pur essendo laico, preferiva i preti ai fascisti. La sua formazione avvenne in ambienti cattolici. Alla morte del padre, ottenne una borsa di studio dalle Ferrovie e si iscrisse all’Università Cattolica di Milano, diretta da padre Gemelli, laureandosi in Lettere a pieni voti. Qui conobbe figure che sarebbero poi state un grande punto di riferimento nella sua esperienza politica, a partire da Padre Dossetti con il quale conservò un rapporto durato fino alla morte del sacerdote. Conclusa l’esperienza universitaria alla Cattolica di Milano, guardando attorno a sé i disastri della guerra, capì che non bastava solo avere un sentimento antifascista ma era necessario combattere. Si iscrisse ai Gruppi di difesa della donna. Una caratteristica della sua formazione, che contò sempre molto in tutta la sua vita, era la capacità di ascoltare molte voci, il padre antifascista e socialista, la madre, le insegnanti cattoliche e la Cattolica, Don Milani, don Mazzolari, tutti preti impegnati contro il fascismo. Attratta dall’esperienza di un cugino sacerdote a cui era molto legata, che si era impegnato nel Partito Comunista clandestino insieme a tanti giovani che sacrificavano la propria vita per gli ideali, dopo aver ascoltato molte voci, scelse l’impegno nel Partito Comunista.
Inizia la storia di donna impegnata in politica, nelle istituzioni più alte dello Stato, con lo sguardo sempre rivolto alla vita e alla quotidianità delle categorie più deboli. Sono valori che le derivano dall’impegno nella Resistenza?
Le donne ebbero molte forme di impegno nella Resistenza. Nilde si occupò della condizione delle donne e dei bambini sfollati e abbandonati accolti nelle famiglie, ispirate dai valori del socialismo, di Reggio Emilia e Modena ,fasce deboli che da allora sono sempre rimaste alla sua attenzione. Nel corso di questa esperienza, assistenziale e culturale, di accoglienza e contatto con la quotidianità delle persone più fragili, maturò il suo impegno politico.
Quanto e cosa devono le donne italiane a Nilde Jotti?
Nilde Jotti ha sempre coltivato un rapporto molto intenso con le donne, sia nella vita privata che pubblica. Le donne italiane le devono la Costituzione, perché, dopo essere stata eletta all’Assemblea Costituente, fu nella Commissione dei 75 che la elaborò. Alcune pagine scritte a tutela delle donne lo sono per iniziativa di Nilde Jotti che partecipò alla elaborazione degli articoli relativi alla famiglia, l’art. 29, 30 e 31 che parlano dell’eguaglianza morale e giuridica dei coniugi e della eguale responsabilità verso i figli, di un welfare che si facesse carico dei figli di famiglie numerose. Anche l’accesso delle donne alla magistratura e l’art 48 sulla partecipazione politica hanno visto un contributo significativo di Nilde Jotti che è stata in quella occasione un grande esempio di alleanza con tutte le 21 donne costituenti che, al di là delle opposte posizioni politiche e del credo religioso, sono state un grande esempio di rappresentanza politica. Con un mirabile gioco di squadra, seppero mettere al primo posto i diritti delle donne, nel presente, per i problemi più immediati, e con una visione per il futuro, raccogliendo il bisogno di cambiamento che le donne avevano maturato partecipando alla lotta partigiana. Le donne italiane hanno tutte un dovere di gratitudine nei confronti di Nilde Jotti e delle altre 20 donne costituenti. A me piace pensarla “lei con le altre”, perche’ è così che vorrebbe essere ricordata.
Qual è stato il senso e lo stile della politica di Nilde Jotti?
L’eleganza della politica, intesa come eleganza dell’animo, della parola, come disponibilità verso le persone e anche amore per la sua femminilità, l’idea della politica come bene comune, come attenzione alle persone più fragili, come costruzione di una politica popolare in cui tutte le persone fossero partecipi e consapevoli. E’ questa la sua grande eredità. Madre costituente della Repubblica, è stata una donna delle istituzioni, entrò in Parlamento a 26 anni e lo lasciò 20 giorni prima di morire. Prima donna Presidente della Camera, per 13 anni, 3 legislature, dopo due giganti della politica, Sandro Pertini e Pietro Ingrao. Una eredità impegnativa a cui arrivò con la sua grande esperienza politica e istituzionale e con una visione chiara della rappresentanza, per cui chi era nelle istituzioni era contemporaneamente nella società, attento ai movimenti sociali e attento alla vita delle persone. Deriva anche da questo il suo impegno tenace per le riforme istituzionali, per avere un parlamento che fosse molto efficiente.
E’ stata madre costituente d’Italia ma anche d’Europa?
Nilde Jotti è anche madre dell’Europa, costruttrice dell’Unione Europea dal 1969, quando partecipò come delegata del Partito Comunista al Parlamento Europeo, dove fu eletta e restò parlamentare fino al 1979 quando divenne Presidente della Camera. Ha contribuito sempre a promuovere la costruzione del Parlamento Europeo, come parlamentare europea ma anche da Presidente della Camera perchè era solita trovare occasioni per riunire i Parlamenti dei vari Stati e continuare a costruire l’Unione europea. Si battè sempre affinchè il Parlamento europeo avesse molti poteri, necessari per costruire l’unione politica europea. Una lezione molto moderna.
Lo stile di Nilde Jotti, fatto di rigore ed eleganza, è un modello oggi replicabile?
Avremmo molto bisogno di imparare da lei per realizzare una politica rispettosa degli altri, che abbia al primo punto il bene comune, che sappia guardare al mondo globale, creare connessioni, capace di stare accanto alla gente in difficoltà, elaborando al contempo un’idea di società. Nilde Jotti è una fonte di ispirazione per una politica oggi assolutamente necessaria.
La Fondazione Nilde Jotti come rende concreta l’eredità del suo impegno e del suo pensiero politico?
Nilde Jotti è stata protagonista di alcune grandi battaglie sui temi della famiglia, il divorzio, il nuovo diritto di famiglia, sostenendo noi, giovani compagne come amava chiamarci, per la legge contro la violenza sessuale, per l’inserimento delle quote nelle liste elettorali e nelle lotte su temi inediti. Era una donna con una grande autorevolezza, con una sua storia ma aveva molta curiosità verso la nuova generazione di donne. La Fondazione ha cercato in questi anni di ricostruire la sua memoria, che ricorderemo in questo centenario appena possibile, pubblicando biografie di Nilde Jotti, i suoi discorsi parlamentari legati alle battaglie che fece per le donne che sono sul sito della Fondazione, libretti stampabili che tutti possono leggere. In occasione del 70° anniversario del voto alle donne, abbiamo ricordato, con Nilde Jotti, tutte le madri costituenti, perché il nostro Paese non ha solo padri ma anche madri della Repubblica.
Qual è stato per Nilde Jotti l’appuntamento più importante con la storia, personale e politica?
Il suo grande amore per Palmiro Togliatti, profondo e sofferto, prima ostacolato e poi interrotto bruscamente quando Togliatti mancò a soli 64 anni, lasciandola, giovane, a vivere una condizione di profonda solitudine, con la figlia Marisa che avevano adottato. “Noi siamo una strana famiglia, uno strano marito, una strana moglie, una strana figlia ma siamo una famiglia molto unita, perché quello che ci unisce è la forza degli affetti”, con queste parole Nilde Jotti raccontava la sua famiglia. Questo dato della sua esperienza privata è stato così dirompente che ha inciso nel suo impegno nella legislazione per il diritto di famiglia. Il suo discorso memorabile in occasione della legge sul divorzio, fu incentrato sulla volontà di avere una famiglia basata sulla solidità e la forza degli affetti. Privato e politica si incontravano. Nilde Jotti viveva la politica con molta sobrietà, credo che il discorso di insediamento alla Camera sia stato uno dei momenti più alti nella sua esperienza politica e come vissuto personale, dove lei metteva a frutto tutti i suoi talenti, la cultura, la mediazione nel rapporto con le persone, la competenza istituzionale, il legame con le donne. Altro momento di incontro con la storia è stata certamente l’esperienza all’Assemblea Costituente che lei definì “la più grande scuola politica a cui io abbia avuto occasione di partecipare in tutta la mia storia politica”.
La vita politica di Nilde Jotti si conclude nel novembre 1999 con le sue dimissioni da parlamentare per gravi motivi di salute. Un atto responsabile e nobile di chi vive la politica a servizio dello Stato e dei suoi cittadini. Una signora della Repubblica anche in questa ultima scena?
Si, certamente. La signora della Repubblica la ricordo quando pur malata, sedeva ogni giorno sul suo scranno a Montecitorio, erano gli anni dell’Ulivo, la prima volta della sinistra al Governo, nei mesi in cui io ero ministro per la Solidarietà sociale e quando entravo in Parlamento, cercavo sempre il suo sguardo, sofferente ma luminoso, orgoglioso e materno, che mi dava molta forza e che porto sempre nel cuore. La signorilità l’ho vista non soltanto nel gesto finale ma l’ho vissuta sempre, una signorilità che mi fa piacere ricordare insieme alla grandezza di Nilde Jotti.
Maria Teresa Rossi
Intervista pubblicata su Osservatorio Roma